Quando mi accingo a sentire di gruppi che si riformano e ritornano con qualche nuovo disco comincio a sudare freddo. Il timor panico di rimanere cocentissimamente deluso mi porta a costruire trincee degne della Grande Guerra con esuberi di filo spinato: il mio cuore ha il sacrosanto diritto di difendersi da rientri patetici e imbarazzanti. Meglio il silenzio e il ricordo dei bei tempi che furono.
Poi per fortuna ci sono le eccezioni come i Portishead, alfieri con Massive Attack e Tricky del trip-hop. Avevo amato visceralmente i loro due primi dischi Dummy (1994) e Portishead (1997) e aspettato un terzo disco che non arrivava mai.
Nel 2008 è poi arrivato Third: prova convincente che diceva che alla fine del duemila il sound di Bristol poteva ancora dire molto senza limitarsi a riproporre la vecchia calligrafia.
The rip
We carry on
Machine gun
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