martedì 27 dicembre 2011

senza Cuore

"Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni odia il maestro".

Un tempo la lettura del libro Cuore di De Amicis rientrava tra le pratiche edificanti che ogni studente era tenuto ad adiempere. Nelle intenzioni un'iniezione corroborante di virtù civili. Ma dove, nella pratica, il personaggio a cui non potevi non affezionarti era il cattivo Franti.

Nel 1982 si formò a Torino un gruppo che si battezzò, proprio in omaggio al personaggio di De Amicis, Franti. Gruppo fieramente indipendente autore di sonorità post-punk e free-jazz nobilitate dalla splendida voce di Lalli.

Questa è l'ora



No future



Le loro voci


lunedì 26 dicembre 2011

Tre Cristi in una stanza

Il primo luglio del '59 il dottor Milton Rokeach dell'ospedale pubblico di Ypsilanti, Michigan, avviò uno dei più folli esperimenti della storia della psichiatria: mise in una stessa stanza tre pazienti affetti dalla stessa malattia. Clyde Benson, un contadino settantenne con il vizio della bottiglia, Jospeh Cassel, 58 anni, scrittore fallito, ricoverato dopo aver picchiato i familiari e Leon Gabor, 38 anni, un veterano della seconda guerra mondiale sostenevano tutti e tre di essere Gesù Cristo. Dopo due anni di litigi dove nessuno dei tre Cristi riusciva a convincere gli altri di essere in errore, Rokeach, probabilmente il più folle dei quattro alzò bandiera bianca e lasciò liberi i tre sedicenti Messia.
Chissà se James Jewel Osterberg, nato ad Ypsilanti ha mai conosciuto questa strana storia. Per fortuna la sua follia è rimasta a piede libero e il suo personaggio L'Iguana ha potuto impunemente esibirsi sui palchi in compagnia dei suoi Fantocci e con tutta la loro carica animalesca.
Il primo disco degli Stooges è del 1969, "We will fall" è quello che resta della psichedelia dopo la lezione dei Velvet Underground (alla viola e alla produzione del disco c'è John Cale), "I wanna be your dog" e "No fun" sono il punk prima del punk, tutto il resto è benzina per tenere le fiamme dell'incendio le più alte possibili.

We will fall



I wanna be your dog

domenica 25 dicembre 2011

Punk e Islam

Quando nel 1961 sulla faccia di Berlino comparve l'oscena cicatrice del muro il quartiere di Kreuzberg diventò un vero e proprio cul de sac. Tre lati su quattro si erano ritrovati ad avere come orizzonte cemento armato e filo spinato. Così Kreuzberg si svuotò e fu presto occupato dai turchi e dai punk di mezza Europa. Fu in questo clima che nacquero esperienze musicali eterogenee dai D.A.F. ai nostrani CCCP. E fu qui, in Oranienstrasse che sul palco del piccolo locale SO36 passarono i martelli pneumatici degli Einsturzende Neubauten e il sudore e gli sputi di Iggy Pop e Nick Cave.

Alva Noto & Ryuichi Sakamoto: Berlin



Killing Joke: SO36



Deutsche-Amerikanische-Freundshaft: Kebabtraume

Kebabträume in der Mauerstadt / Türk-kultur hinter Stacheldraht / Neu Izmir in der DDR / Atatürk der neue Herr / miliyet für die Sowjetunion / in jeder Imbißstube ein Spion / ein ZK-Agent aus Türkei / Deutschland Deutschland / Alles ist vorbei / Wir sind die Türken von morgen

(Sogni di kebab nella città del Muro / la cultura turca dietro il filo spinato / Una nuova Smirne nella DDR / Atatürk è il nuovo dominatore / milita per l'Unione Sovietica / una spia in ogni birreria / un agente del ZK dalla Turchia / Germania, Germania, è tutto finito / Siamo i turchi di domani)




CCCP Fedeli alla Linea: Punk Islam

sabato 24 dicembre 2011

La buona novella

I freddi e apatici compact-disc non possono restituire lo iato temporale indotto dalle due facciate del vecchio vinile. Assolutamente essenzilae per questo disco che sento puntualmente per metà a Natale e metà a Pasqua. Un disco che racconta una bellissima storia purtroppo seppellita sotto tutto quintali di regali inutili e ipocrisia assortita (andate a sentirvi "E' nato si dice" del povero Pierangelo Bertoli!). Il disco ovviamente è "La buona novella" di De André ed è tratta dai vangeli apocrifi. E a proposito di vangeli apocrifi consiglio a tutti la lettura de "Il Vangelo secondo Gesù Cristo" di José Saramago, uno dei libri più belli che ho letto in questo 2011 quasi al capolinea.

presentazione durante l'ultimo tour di Faber



Laudate Dominum



L'infanzia di Maria



Il ritorno di Giuseppe



Il sogno di Maria



Ave maria



venerdì 23 dicembre 2011

Il sangue di Cristo

Se come me diffidate delle religioni ma credete sinceramente nella religiosità ecco un disco di musica sacra: "Jesus' blood never failed me yet" di Gavin Bryars. In realtà il protagonista di questa storia non è Gavin Bryars e il disco non è stato registrato tra le austere navate di una cattedrale: il musicista inglese, girando per le vie Londra con un registratore captò tra voci e schiamazzi assortiti anche la voce di un barbone che canticchiava nel tunnel della metropolitana.

"In 1971, when I lived in London, I was working with a friend, Alan Power, on a film about people living rough in the area around Elephant and Castle and Waterloo Station. In the course of being filmed, some people broke into drunken song - sometimes bits of opera, sometimes sentimental ballads - and one, who in fact did not drink, sang a religious song "Jesus' Blood Never Failed Me Yet". This was not ultimately used in the film and I was given all the unused sections of tape, including this one.
When I played it at home, I found that his singing was in tune with my piano, and I improvised a simple accompaniment. I noticed, too, that the first section of the song - 13 bars in length - formed an effective loop which repeated in a slightly unpredictable way. I took the tape loop to Leicester, where I was working in the Fine Art Department, and copied the loop onto a continuous reel of tape, thinking about perhaps adding an orchestrated accompaniment to this. The door of the recording room opened on to one of the large painting studios and I left the tape copying, with the door open, while I went to have a cup of coffee. When I came back I found the normally lively room unnaturally subdued. People were moving about much more slowly than usual and a few were sitting alone, quietly weeping".
L'idea fu quella di reiterare quell'unica frase accompagnondala con un crescendo di strumenti. Nacque così questo pezzo eseguito la prima volta nel 1972 e messo su disco per l'etichetta di Brian Eno nel 1975.
Poi nel 1993 Gavin Bryars ricevette una telefonata di Tom Waits che cercava quel vinile ormai introvabile. Quella strana richiesta fu la scintilla che portò alla registrazione ex novo dell'album stavolta esteso a 74 minuti con l'accompagnamento finale dello stesso cantante americano diventato disco dopo disco il nume tutelare di tutti i barboni e di tutti gli ubriaconi della Terra.



giovedì 22 dicembre 2011

AB Normal

The Bonzo Dog Doo Dah Band: la lunga tradizione del musichall britannico perfettamente concentrato e sublimato in questa formazione nata tra studenti d'arte nel 1962 e capace di rielaborare con fare ironico e grottesco tutti gli stilemi musicali. E non solo. Parte integrante degli spettacoli erano i travestimenti, le barzellette, le pantomime inscenate sul palco. Non a caso quindi le loro apparizioni cinematografiche (eseguono 'Death-cab for Cutie' alla fine di 'Magical Mystery Tour' dei Beatles, grandi fans della Bonzo Dog Band) e televisive (nel '68 sono protagonisti del programma per bambini 'Do not adjust your set'). Una follia contagiosa che è giunta fino ai nostri giorni e ai concerti con l'esilarante Theremin-leg.

Death cab for Cutie



We are normal


Noises for the leg

mercoledì 21 dicembre 2011

L'amato Ben

Piccola gemma di jazz-rock licenziato dalla Vertigo nel 1971. In copertina un naso che cola come un rubinetto male avvitato. Musica che cola a fiotti copiosi lungo le quattro tracce in cui si cimentano i quattro musicisti (sax, organo, chitarra e batteria).

Qui di seguito tre quarti di disco, manca quella migliore 'Influence' che non trovo su youtube!

Christmas execution



Gibbon



Gismo




martedì 20 dicembre 2011

Tutta la violenza della matematica

Successioni numeriche, progressioni aritmetiche e geometriche, c'è tutta la violenza della matematica nella musica dei Drive Like Jehu. Due album, l'omonimo del 1991 e 'Yank Crime' del 1994 che bastano a rinverdire i fasti di band come Slint, Fugazi, Jesus Lizard. Un math-rock dove la precisione chirurgica delle esecuzioni non va mai a scapito della visceralità della loro miscela sonora.

Here come the Rome plows



If it kills you



Sinews

lunedì 19 dicembre 2011

Assenza

Cesaria Evora aveva ormai abbandonato la musica da dieci anni. Poi Bana, un esule capoverdiano, la convinse a fare alcuni concerti in Portogallo e un altro musicista francese ma anche lui originario di Capo Verde a registrare un disco a Parigi. Comincia così nel 1988 la nuova vita della regina della morna, la musica tradizionale delle sue isole.

Registro con tristezza che due giorni fa, il 17 dicembre a settant'anni, Cesaria ci ha lasciati.

Sodade




Ausencia




domenica 18 dicembre 2011

Polyrock

Dietro le quinte della new wave americana brigarono le migliori menti dell'intellighentia musicale del tempo: Brian Eno, John Cale, Philip Glass. Quest'ultimo, uno dei maestri del minimalismo, nel periodo che intercorre tra le sue 'Einstein on the beach' (1975) e 'Koyaanisqatsi' (1983) si dedicò alla produzione di un gruppo newyorkese: i Polyrock.
Due dischi, 'Polyrock' (1980) e 'Changing hearts' (1981) estremamente creativi dove si sente la mano di Glass nel bilanciare serrati ritmi funky e uno spiccato romanticismo.

Love song



Romantic me



Your dragging feet



Bucket rider

sabato 17 dicembre 2011

Yes he Can

Holger Czukay nasce a Danzica nel 1938. Studia musica a Colonia sotto la guida di Karlheinz Stockhausen. Insegna a sua volta musica per mantenersi. Nel '68 un suo allievo Michael Karoli, di dieci anni più giovane gli suona "I am the walrus" dei Beatles. E' una folgorazione. E' la scintilla che porta alla nascita degli Inner Space Production: Czukay al basso, Karoli alla chitarra, Irmin Schmidt, altro allievo di Stockhausen alle tastiere e Jaki Liebezeit che in precedenza suonava freejazz alla batteria. Più tardi si aggiungerà il cantante Malcolm Mooney che ideerà il nuovo nome del gruppo: Can.

Aumgn




Pinch



Ma nella carriera di Czukay non ci sono solo i dischi dei Can ma tanti dischi solisti e collaborazioni. Il primo risale proprio al 1968 ed è frutto di un'incursione notturna nello studio di Stockhausen. Czukay e l'amico Rolf Dammers una sera aspettano che Stockhausen esca dall'università di Colonia e prendono possesso della strumentazione tecnica del maestro l'unica in gradi di alterare i tanti nastri registrati dalle radio a onde medie da Czukay: canti vietnamiti, musiche medioevali francesi, musica aborigena australiana, koto giapponese, cori tibetani. Tutto viene incanalato in quell'unico flusso elettronico da cui saranno tratti i due lunghi brani di Boatwoman song e Canaxis.

Boatwoman song





venerdì 16 dicembre 2011

Psiconauti

Prendere un biglietto per il cervello e navigare nelle psiche è l'obiettivo dichiarato dei Brainticket e del loro album Psychonaut. Psychonaut (1972) rappresenta la loro prova migliore dopo Cottonwoodhill (1971) e prima di Celestial Ocean (1974). Capitanati dall'organista e flautista belga Joel Vandroogenbroeck i Brainticket comprendevano musicisti svizzeri, tedeschi, italiani. Progressive e krautrock le coordinate all'interno delle quali si muovevano.

Radagacuca



Brainticket


Black sand






giovedì 15 dicembre 2011

La gioia è contagiosa

Ascolto i Samla Mammas Manna, con i loro intermezzi circensi, e mi saltano in mente i saltimbanchi di Ingmar Bergman. A parte la comunanza geografica, nella musica dei Samla Mammas Manna è presente la stessa dicotomia tra razionale e irrazionale, tra geometria e allegro e scanzonato disordine del regista svedese.
I Samla Mammas Manna nascono nel 1965 quando Lars Hollmer adatta il pollaio della madre a studio di registrazione (non a caso battezzato 'The chicken house'). Il primo disco, omonimo, è del 1971. Il secondo, Maltid due anni dopo. Poi la partecipazione al Rock in Opposition permette ai nostri un po' di visibilità al di fuori dei patrii confini.
Nel '77 dopo aver cambiato chitarrista diventano Zamla Mammaz Manna proseguendo poi nel semianonimato fin quasi ai giorni nostri senza mai venire meno all'invito fatto agli ascoltatori tra le note di copertina di Maltid: "Remember: joy is contagious"

Ingmar Bergman - Il volto (1958)



Samla Mammas Manna: Circus apparatha (1971)



Samla Mammas Manna: Dundrets fröjder (1973)

mercoledì 14 dicembre 2011

Sciroppo per la tosse

I dischi dei Codeine non si possono dissociare dalla codeina, l'alcaloide usato negli sciroppi per calmare la tosse. Ti entrano dentro, ti sciolgono le vie respiratorie e lentamente ti fanno scivolare nella dolcezza del sogno.

Pea

"When I see the sun / I hope it shines on me / And gives me everything... well, almost / Some people seem / To be just small hard peas / Sometimes I think it's me"



D



Sea

"A white ship sails on a black sea / Takes my love from me / And it takes so long / But then I understand / I understand"

lunedì 12 dicembre 2011

Zingari

Dopo varie disperate ricerche ho ritrovato quattro album, che reputo essenziali, per la mia vita e soprattutto per la vostra ed incredibilmente ho scoperto che sono miei. Perché allora negare a Toni Verona (ultimo vero discografico morente) un prestigio, che non si merita e il piacere di insperati quanto insulsi guadagni?

Ho captato nel giro di pochi minuti due notizie. La prima: finalmente sono stati pubblicati in CD quattro dischi di Enzo Jannacci pubblicati nella collana Ultima Spiaggia fondata da Nanni Ricordi tra il '75 e il '79 ('Quelli che…', 'O vivere o ridere', 'Secondo te… che gusto c'è', 'Fotoricordo'). Uno dei più immeritati e scellerati oblii per il grande cantautore milanese e la sua inconfondibile 'poetastrica'.

Seconda notizia: una ragazzina inventa di essere stata stuprata e non trova di più stupido che accusare gli zingari. Si sparge la notizia e in maniera così poco fantasiosa i cretini di turno corrono celeri ad appiccare il fuoco a un campo nomadi.

A legare nella mia testa questi due eventi distanti è stata questa storia: è il 1969, Enzo è all'apice del successo con 'Vengo anch'io. No tu, no'. Arrivato in finale a Canzonissima vorrebbe cantare 'Ho visto un re'. Ma la RAI glielo impedisce ritenendola troppo politicizzata. Così Enzo canta provocatoriamente la bellissima 'Gli zingari' garantendo la vittoria a Gianni Morandi e alla sua 'Scende la pioggia'. Dopodiché lascia le scene musicali per quattro anni e va negli Stati Uniti a specializzarsi in cardiochirurgia sotto la guida di un certo Barnard, l'autore del primo trapianto di cuore.

“Fu quando gli zingari arrivarono al mare che la gente li vide, che la gente li vide come si presentano loro, loro, loro gli zingari, come un gruppo cencioso, così disuguale e negli occhi, negli occhi impossibile, impossibile poterli guardare”

Gli zingari



Quelli che...



Secondo te... che gusto c'è


Nel giardino degli alci

Se gli hippy inglesi e americani guardavano soprattutto al misticismo dell'India quelli svedesi ne avevano uno tutto autoctono di divinità nordiche e creature dei boschi. L'equidistanza poi da Germania e Inghilterra favorì la compenetrazione di psichedelia e musica cosmica tedesca.
Ne uscirono gruppi dai contorni indefinibili come gli Älgarnas Trädgård (Giardino degli alci) che nel 1972 diedero alle stampe Framtiden Är Ett Svävande Skepp, Förankrat I Forntiden (meravigliosa copertina in stile Dalì del periodo nucleare).
Purtroppo l'isolamento geografico e musicale del periodo non consentì di dare alle stampe il secondo disco, intitolato ironicamente Delayed, fino al 2001. E fu un vero peccato perché il gruppo aveva ancora tantissime frecce al proprio arco.


Saturnus Ringar + Framtiden Är Ett Svävande Skepp, Förankrat I Forntiden



Två Timmar Över Två Blå Berg Med En Gök På Vardera Sidan, Om Timmarna ... Alltså




Almond raga

domenica 11 dicembre 2011

Danze per combattere le emicranie

Il tastierista Mark Hollander è una delle figure più importanti della musica belga. Prima accanto al jazzista Paolo Rodani (italiano trapiantato in Belgio) poi con Aksak Maboul e Honeymoon Killers infine come creatore della Crammed (etichetta indipendente nel cui catalogo fanno bella mostra Tuxedomoon, Colin Newman, Minimal Compact, Hector Zazou, Zap Mama, Bel Canto, Cibelle).
Gli Aksak Maboul esordiscono nel 1977 con 'Onze danses pour combattre la migraine' ed entrano a far parte dei gruppi del Rock in Opposition. Con l'aiuto di Fred Frith e Chris Cutler dei disciolti Henry Cow incidono in Svizzera il secondo disco 'Un peu de l'ame des bandits' uscito nel 1980. Poi si fondono con i connazionali Honeymoon Killers.

Milano per caso + Fausto Coppi arrive!



Vapona not glue



I viaggi formano la gioventù

sabato 10 dicembre 2011

Ricomincio da 3

L’Infonie exorcised a lot of fantasies. A rage for living occupied our spiritsRaôul Duguay
L'Infonie nasce in occasione dell'expo di Montreal. Comprende di tutto: musicisti, ballerini, pittori, designer e chiropratici con il chiodo fisso del numero tre. Il primo disco del collettivo francofono, noto come Volume 3, è un tritatutto dove sono centrifugati il jazz, l'avanguardia, la classica e la psichedelia. Il secondo, Volume 33, è un adattamento di 'In C' di Terry Riley. Il terzo, Volume 333, contiene Paix, un poema camaleontico suddiviso in 50 sezioni, e rivisitazioni di Bach. Insoddisfatti di questa prima versione di Paix, ne rielaborano una seconda che costituisce interamente il quarto ed ultimo album ovviamente intitolato Volume 3333.

J'ai perdu 15 cents dans le nez froid d'un ange bronzé




Viens danser l'OK là!


Mantra




Paix (section 1-17)



Allô

giovedì 8 dicembre 2011

Il tempo delle mele

Gli uomini primitivi cominciarono a fare musica utilizzando conchiglie, pelli, legnetti e quant'altro gli offriva la natura circostante. Prima della musica scelsero e si costruirono i loro strumenti. In maniera non troppo dissimile negli anni sessanta si cominciò a fare musica utilizzando i nuovi prodotti della neonata e imberbe elettronica. E i musicisti tornarono a costruirsi i loro strumenti. Uno di questi fu, nel campo dell'avanguardia, l'americano Morton Subotnick. Alla sua "Silver apples of the moon" guardarono Simeon Coxe e Danny Taylor quando cercarono di applicare al rock la lezione appena appresa. Due dischi guarda caso sotto la sigla 'Silver Apples' che hanno lo stesso fascino antiquato e naif dei primi computer, quando per realizzarne uno bastavano due ragazzi in un garage!

Morton Subotnick: Silver apples of the moon



Morton Subotnick: Sidewinder



Silver Apples: Program



Silver Apples: You and I

mercoledì 7 dicembre 2011

Il circo metafisico

Musica quadrimensionale: un flusso continuo di energia nello spaziotempo americano (dalla New York dei Wharol e dei Velvet Underground al dixieland dei Mardi Gras a New Orleans per tornare poi alla California psichedelica e poi indietro alle marce militari delle guerra di secessione e ancora in avanti con nastri manipolati e scampoli d'elettronica). Joseph Byrd esordì con questo disco nel 1968 sotto la sigla The United States of America. Un secondo disco ancora più ambizioso e sperimentale uscì l'anno dopo accreditato a Joe Byrd & The Field Hippies. Poi le magrissime vendite lo costringono a inventarsi altri mestieri per sbarcare il lunario.

The American metaphysical circus



The garden of Earthly delights




I won't leave my wooden wife for you, sugar



Hard coming love


martedì 6 dicembre 2011

Ordine e disciplina

Ognuno ha l'immaginario che si merita. O si sceglie. I CCCP guardavano al Patto di Varsavia, i Disciplinatha al ventennio. E se i primi potevano essere odiati o idolatrati a seconda delle proprie simpatie politiche i secondi potevano essere solo odiati a oltranza. Certo con quei manifesti e volantini che riciclavano l'iconografia fascista se la cercavano. E quella provocazione del loro primo disco intitolato "Abbiamo pazientato quarant'anni adesso basta!" rubata a un discorso del duce poi! Sul secondo EP comparve l'avvertenza: "Noi non siamo di destra, anzi, noi siamo buoni". Ma non bastò. Ne credo che in fondo gliene fregasse molto.
Sotto l'ala protettrice dei CSI tirarono fuori altri due dischi 'Un mondo nuovo' (beccandosi una denuncia da parte dei Testimoni di Geova per la copertina rubata a uno dei loro opuscoli) e il capolavoro 'Primigenia' dove riuscirono a raggiungere una compattezza sonora unica. Poi il silenzio.

Addis Abeba



Un mondo nuovo



Up patriots to arms



Otto minuti



Quanto mi ami


lunedì 5 dicembre 2011

Shame!

Ci sono dei dischi piccoli piccoli ma a cui ti affezioni e non li molli più. Come Shame dei Brad. In realta Shame doveva essere il nome del gruppo ma c'era la band di un certo Brad Smith che deteneva già lo stesso nome. E siccome Brad non aveva nessuna voglia di mollare la titolarità del nome, decisero di chiamarsi... Brad!
La mia cassettina pirata con la copertina fotocopiata (ma si nota poco grazie al fatto che è in bianco e nero) continua ogni tanto a srotolare il suo nastro magnetizzato e a tirare fuori una serie di canzoni ben confezionate e che a tratti deviano verso il soul e il funky. Sorprendenti se consideriamo che provenivano da una Seattle molto diversa da come ce l'avevano dipinta i tipi della SubPOP. Sorprendenti due volte se consideriamo che il protagonista più noto della combriccola era Stone Gossard dei Pearl Jam e il resto membri di Satchel e Malfunkshun.

Buttercup



Screen



Nadine



20th Century

domenica 4 dicembre 2011

L'esercito della salvezza

Paisley è il motivo floreale delle cravatte che abbondano ancora nel mio armadio paterno. Fu Mike Quercio, leader dei The Salvation Army (poi diventati Three O'Clock per problemi legali dovuti al nome della band) a coniare l'etichetta della nuova moda che si affermò a Los Angeles all'inizio degli anni ottanta: Paisley Underground.
L'esercito della salvezza arrivò mentre tutt'attorno infuriavano gli attacchi sonori del punk, della new wave, della no wave. Attorno all'etichetta Frontier di Los Angeles coagularono i gruppi della restaurazione: al posto di creste e spilloni riportarano sui palchi camicie e giacche dei genitori. Musicalmente non inventarono niente, più che ai Pink Floyd o ai Doors la loro musica era imbevuta di Byrds e Merseybeat, sfornarono però splendide canzoni.

The Salvation Army: Happen happened



The Salvation Army: Mind gardens



The Three O'Clock: I go wild



The Three O'Clock: Jet fighter



The Three O'Clock: Stupid Einstein

sabato 3 dicembre 2011

Uzeda

C'è stato un tempo felice in cui MTV Italia non esisteva. C'era una più ruspante Videomusic che in fin dei conti rimpiango. Non solo per il concerto acustico dei CSI, ma perché in generale riusciva a far passare anche - e scrivo 'anche' perché d'altronde non siamo nel migliore dei mondi possibili - musica decente. Addirittura in un programma come il Roxy Bar di Red Ronnie si riusciva a trovare qualcosa da salvare.
Ricordo che c'erano questi due videoclip simili nella musica e nella regia: uno era Bull in the heather dei Sonic Youth, l'altro era di un gruppo chiamato Uzeda.
Ci volle del tempo per scoprire che questi ultimi erano catanesi, avevano partecipato alle John Peel sessions della BBC (che è ben altro dal Roxy Bar di Red Ronnie), erano riusciti a farsi registrare il disco da Steve Albini e poi a pubblicare con la Touch and Go, una delle più importanti etichette indie degli States. Ma nonostante tutto rimangono dei quasi sconosciuti.
Cinque dischi in vent'anni, tanta rabbia e una voce, quella di Giovanna, che pare sempre sull'orlo del baratro, pronta a cadere in quel cratere che non smette mai di dispensare lava. L'urlo di una terra, quella etnea, continuamente stuprata.


Higher than me


Stomp




The milky way


It happened there








venerdì 2 dicembre 2011

Detonazione

"Danza con tutte le tue forze / mostrami che sei ancora viva"

Alla ricerca di un centro di gravità permanente, Battiato dichiarava di non sopportare la new wave italiana e il free jazz punk inglese. Ma a Udine invece c'era chi la pensava diversamente. I Detonazione riuscirono con pochi ottimi singoli ed EP, a conquistarsi un piccolo spazio nella scena musicale degli anni ottanta italiani da cui, come tanti altri gruppi, non ne uscirono vivi. L'esordio 'Sorvegliare e punire' (titolo rubato a Foucault, ma non quello del pendolo) è del 1983. Il cantato è equamente diviso in inglese e in italiano. La copertina mostra tre uomini che spulciano libri in un edificio in cui è crollato il tetto. La dedica sul retro è esemplare: "grazie ai tecnici del suono per la profonda umanità con cui hanno capito i nostri problemi economici".
Seguiranno il singolo "L'arido utile" (in copertina un fotogramma rubato a un film di Fellini), il 12" "Riflessi conseguenti" e nell'86 per i fiorentini dell'IRA il 12" "Dentro me" (in copertina stavolta il conterraneo Pier Paolo Pasolini). La meravigliosa titletrack sarà ripresa dieci anni dopo dai milanesi La Crus. Nell'89 alcuni inediti e brani dal vivo formeranno l'LP "Ultimi pezzi", con un maiale sgozzato in copertina. Come dire: non si butta via niente: ed è una fortuna avere ancora qualcosa con cui compensarne la fine.

Dentro me




Assenza di pensiero



Nero lavagna



Assenza di ideali

giovedì 1 dicembre 2011

Eretici ermetici

RIO, acronimo di Rock In Opposition, nasce il 12 marzo 1978 a Londra. L'opposizione dichiarata è alla musica commerciale. E il volantino vergato da Chris Cutler è eloquente: "I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto ed il prestigio... essi hanno orecchie solo se si tratta di rubare denaro, cuori che pompano sangue di chi assassinano". Sotto lo slogan "The music the record companies don't want you to hear" si esibiscono cinque gruppi da altrettanti paesi: i padroni di casa degli Henry Cow, gli italiani Stormy Six, gli svedesi Samla Mammas Manna, i francesi Etron Fou Leloublan e i belgi Univers Zero.
Questi ultimi, capitanati dal batterista Daniel Denis, si portano dietro un armamentario di viole, violoncelli, clarinetti, harmonium e spinette. Più che il rock inseguono Bartok e la musica contemporanea. Il loro secondo disco 'Heresie' del 1979 è esemplare: l'umore è tetro e plumbeo come i cieli di Bruxelles. Negli anni seguenti incorporeranno nella loro musica strumenti elettronici e sintetizzatori ma senza mai discostarsi dal loro credo eretico lontano da ogni altro genere precostituito. Il loro suono rimarrà sempre, come titola una delle loro prime composizioni, un "caos ermetico".

La faulx



The funeral plain



Jack the ripper



Chaos hermetique