martedì 11 marzo 2014

Vamos caballeros


Don Caballero, da Pittsburgh. Un batterista soprannominato Mr. Octopus al secolo Damon Che Fitzgerald e corde arroventate di basso e chitarre, in numero di due. Almeno tre dischi di livello eccelso come 'For respect' (1993), '2' (1995) e 'What burns bever returns' (1998). Math-rock, se vi piacciono le etichette.

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lunedì 10 marzo 2014

Indicazioni stradali sparse per terra


L'esperienza del Consorzio Suonatori Indipendenti si chiuse con due compilazioni di inediti, live, rarità d'eterogenea provenienza e qualità. Uno degli episodi migliori è frutto di un'estemporanea performance 'L'Apocalisse di Giovanni', un lungo recitativo di Giovanni Lindo Ferretti tratto da uno scritto del poeta bosniaco e regista del Lik Teatar Nedzad Maksumic, un piccolo vademecum per vivere e sopravvivere nei tragici tempi di guerra delle guerre balcaniche.



INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA

Era un anno fertile per il grano come mai in passato, era tutto in abbondanza... Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l'anima a Dio.

Nel giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con sè la polvere dei deserti d’oltre mare. I vecchi dissero: ci sarà la guerra!

Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulla. Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! Solo cantammo per intere giornate, fino a restare senza voce1 per poter consumare tutte le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata dal tempo.

1. Quando intravvedono il primo cadavere per la strada1 le persone voltano la testa, vomitano e perdono i sensi. Senti il tremore per primo nelle ginocchia, poi ti manca l’aria, ti gira la testa. Sono di aiuto in questi casi l’acqua fredda, leggeri schiaffi. Se lo svenuto non rinviene, sdraialo sulla schiena e sollevagli le gambe in aria. Se il cadavere di quel giorno era un suo parente o comunque un vicino, non permettergli di avvicinarsi e di guardarlo. Le ferite causate dalle granate sono in genere causa di un nuovo svenimento. E non si ha tanto tempo a disposizione. E’ raccomandabile piangere, fa bene al cuore. Ma neppure per questo c’è tanto tempo a disposizione.

2. Se la città è in stato d'assedio, occorre mandare i più coraggiosi a tentare di portare i sacchi di plastica opachi per i cadaveri. Se questi non tornano, bisogna avvolgere i morti in lenzuoli bianchi. Non è raccomandabile seppellirli senza. Ciò fa diffondere il panico e la paura della morte diventa facilmente la paura di finire sepolti allo stesso modo

3. La sepoltura si svolge di notte, per motivi di sicurezza. Perciò, prima della sepoltura, bisogna accertarsi per bene dell'identità del defunto. Nel caso di corpi dilaniati, bisogna stabilire con precisione i pezzi che appartengono a ciascun corpo. Se si verificano ugualmente degli errori, è meglio evitare di ammetterlo successivamente. Tanto per i morti è lo stesso. Se vicino alla persona che è stata sepolta, sul posto dell'uccisione, si trovano altre parti di corpo, e si è però già provveduto alla sepoltura, non bisogna gettare i resti nella spazzatura, poiché lì in genere si radunano i cani affamati. La cosa migliore, se si ha tempo e voglia, è di raccogliere in un sacchetto tutto quel che è rimasto e di seppellirlo in superficie vicino alla tomba. Bisogna stare attenti che non se ne accorgano i famigliari, perché loro concepiscono li cadavere come un tutt’uno e tale frammentazione rappresenterebbe per loro una ulteriore dolorosa frustrazione.

4. In guerra nessuno è matto. O almeno ciò non si può asserire nei confronti di nessuno. Molti di quelli che erano matti prima della guerra, in guerra si mettono in mostra molto bene. Come combattenti coraggiosi, convinti delle idee dei loro capi.

5. In guerra nessuno è intelligente. Non devi credere alla verità di nessuno. Le lunghe disquisizioni sull'insensatezza della guerra dei professori di una volta, in un batter d’occhio si trasformano in un selvaggio grido di guerra, appena egli viene a conoscenza del fatto che il suo bambino gli è morto per la strada.

6. Non ricordarti di nulla. Prova a dormire senza sonno. Devi ornarti di amuleti. Abbi fede nel fatto che ti aiuteranno. Abbi fede in qualsiasi segno. Ascolta attentamente il tuo ventre. Agisci secondo le tue sensazioni. Se pensi che non bisogna camminare per quella strada, allora vai per un’altra.

7. Non avere paura di niente. La paura genera nuova paura. Ti blocca. Devi credere fermamente di essere stato prescelto a restare vivo.

8. Non lasciare lavori compiuti a metà. Salda i debiti. Devi essere pulito. Non fare nuove amIcizie. Già con quelle vecchie avrai abbastanza preoccupazioni

9. Proteggi i ricordi, le fotografie, le prove scritte del fatto che sei esistito. Se tutto brucia, se perdi tutto, se ti prendono tutto... dovrai dimostrare anche a te stesso che una volta eri. Ammassa tutto nei sacchi di plastica, seppellisci nella terra, mura nelle pareti, nascondi, e solo ai tuoi più cari svela la mappa per raggiungere il tesoro.

1O. Non ti legare alle cose, alla terra, ai muri, alle case, ai gioielli, alle automobili, agli oggetti d’arte, alle biblioteche... Trasforma in denaro tutto ciò che ha ancora un prezzo. E tuttavia, non legarti in alcun modo al denaro. Appena puoi. scambialo con la tua libertà.

11. Adoperati per il bene delle persone. Sempre. Il più delle volte non lo meritano, ma tu fallo ugualmente. Non aspettarti alcuna riconoscenza. Non chiedere per chi fai il bene. Non legarti alle tue azioni.

12. Non dire ciò che pensi. Non essere così stupido a tal punto. Perché appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare.

13. Se ti imbatti nel pericolo, non essere coraggioso, anche spinto dalla disperazione. Tenta di sopravvivere. Fai tutto quanto è nelle tue possibilità. Soltanto devi stare attento a non mettere altri in pericolo con i tuoi tentativi. Finché non sei morto sei vivo. Sembra comprensibile. Non togliertelo mai dalla testa. Se devi sacrificarti, fallo per le persone cui vuoi bene, non farlo mai, in nessun modo, per delle idee. Il tuo sacrificio verrà giudicato dagli altri sempre in maniera scorretta, a seconda della loro coscienza e della loro prospettiva. Le idee passeranno, si rovineranno1 diventeranno comiche. Se resti vivo, vedrai quanto sarà difficile continuare a credere in loro.

14. Non supplicare per nessun motivo. Non supplicare nessuno. Neanche se c’è di mezzo la vita. E’ una questioni di buon gusto. Pensa solo cosa vuol dire vivere sullo stesso pianeta con una persona che ti ha risparmiato la vita.

15. Non devi metterti a capo di nessuno. Per nessuna ragione. Quando ti volti a cercare aiuto, dietro a te non ci sarà nessuno. Non fare affidamento su nessuno, ma non sottrarti al fatto che quelli che ami fanno affidamento su di te. Questo è salutare anche per te. Devi sapere: perché? Gli obiettivi non devono essere grandi, in nessuno modo di carattere generale. Conoscevo una persona che per tutto il tempo ha desiderato dl bere una birra. E' vero: non ci è riuscito, ma era splendido vivere desiderandolo.

16. Non devi stupirti di nulla. Di ogni possibile prodigio. Non devi farti deprimere da nessuna cosa. Anche prima erano tutti fatti così, solo che le condizioni erano diverse da quelle di adesso. Questa è la prima occasione per mettersi alla prova. Così tanti sono delusi da se stessi chi in confronto la tua delusione è un nonnulla. Se qualcuno ti tradisce una volta, non lasciargli la possibilità di farlo un'altra volta.

17. Cerca di essere sempre prudente. Se hai bisogno di una buca in cui ripararti, scavatela da solo. Se qualcun altro lo fa per te, la buca potrebbe rivelarsi troppo piccola.

18. Non hai il diritto di adirarti con nessuno. E tuttavia, non devi dimenticare nulla. Quando tutto è finito, decidi di cosa non vuoi più ricordarti. Se tutto è passato. Non dimenticare gli esami che alcuni non hanno superato.

19. E però, non fondarti su questo. Non aspettare l’occasione per poterti rivalere. La vendetta ti dive essere estranea. Una questione che appartiene ad altri. Se sopravvivi, vivi per te e per quelli che sono sopravvissuti insieme a te.

20. E ancora, non credere mai di essere il Signore della Verità. Nessuno lo è. A te è sembrata in questo modo. A un altro è sembrata diversamente. Mantieni per te il pezzetto della tua verità. Servirà soltanto a te. Rinuncia al diritto di scrivere la storia dell’assedio. Non contrapporti ai nomi di quei morti che sono stati scelti come eroi. Non sperare di riuscire a mettere a posto qualcosa, neanche una ingiustizia rimasta in sospeso. In quel momento, quando hai intravisto il primo cadavere sulla strada, la storia dei dopoguerra era già stata scritta. Poi ci metteranno solo i nomi delle persone, delle città1 delle montagne, i baluardi che si sono gloriosamente difesi e i baluardi che sono gloriosamente caduti. Non c’è posto qui per la tua verità.

Ora che sai tutto questo, prova a proteggere te stesso e forse a salvarti la testa. Se non ti riesce, almeno non ti annoierai.
(Nedzad Maksumic)

domenica 9 marzo 2014

Made in Japan


Musicalmente dici 'Made in Japan' e subito pensi al live dei Deep Purple registrato nell'agosto del '72 a Tokyo e Osaka ma il disco dei campioni dell'hard-rock britannico arrivò secondo quell'anno visto che pochi mesi prima un altra band aveva registrato in Canada un disco omonimo rivendicando le proprie origini nipponiche: erano la Flower Travellin' Band la cui discografia merita sicuramente l'ascolto dall'esordio ricco di cover al fulmicotone di 'Anywhere' (e dalla mitica copertina con i componenti del gruppo nudi sulle motociclette) del 1970 passando per 'Satori' nel 1971 fino all'epilogo di 'Make up' del 1973.

Flower Travellin' Band: Black Sabbath



Flower Travellin' Band: Kamikaze + Heaven & Hell




Deep Purple: Made in Japan



sabato 8 marzo 2014

La cognizione degli elettrologi




"Fra le ville della costa di San Juan, lungo lo stradone del Prado, (saettavano i rimandi rossi dei loro vetri avverso il taciturno crepuscolo), c'era anche, piuttosto sciatta, e ad un tempo stranamente allampanata, Villa Maria Giu­seppina; di proprietà Bertoloni. Il crepuscolo, e il suo fron­te malinconioso e lontano, appariva striato, ad ora ad ora, da lunghe rughe orizzontali, di cenere e di sanguigno. La villa aveva due torri, e due parafulmini, alle due estremità d'un corpo centrale basso e lungo; tanto da far pensare a due giraffe sorelle-siamesi, o incorporàtesi l'una nell'altra dopo un incontro a culo indietro seguito da unificazione dei deretani. Dei due parafulmini, l'uno pareva stesse me­ditando un suo speciale malestro verso nord-ovest, oh! una trovata: ma diabolicamente funzionale: e l'altro la stessa precisa cosa a sud-est; e cioè d'infilare il fulmine, non ap­pena gli venisse a tiro, sul « confinante » di destra: e l'al­tro invece su quello di sinistra: rispettivamente Villa Enri­chetta e Villa Antonietta. Accoccolate lí sotto, in positura assai vereconda, e un po' subalterna rispetto alle due prò­tesi di Villa Giuseppina, e gittate di chiaro, avevano quel­l'aria mite e linfatica che vieppiú eccita, o ne sembra, il crudele sadismo dell'elemento.

Questo sospetto della nostra immaginosa tensione era divenuto scarica della realtà il 21 luglio 1931, durante l'imperversare d'una grandinata senza precedenti nel seco­lo, che locupletò di pesos papel tutti i negozianti di vetri dell'arrondimiento. 

Descrivere lo spavento e i cocci di quella fulgurazione cosí inopinata non è nemmeno pensabile. Ma il diportamento scaricabarilistico dei due parafulmini ebbe strasci­chi giudiziari, - subito istradati verso l'eternità - tanto in sede civile, con rivendica di danni-interessi, perizie tecni­che, contro-perizie di parte, e perizie arbitrali, mai però accettate contemporaneamente dalle due parti; - quanto in sede penale, per incuria colposa e danneggiamento a pro­prietà di terzi. E ciò perché la causa appari, fin dal suo principio, delle piú controverse. « Che ce ne impodo io », protestava il vecchio Bertoloni, un immigrato lombardo, « se quel ludro non sapeva neanche lui dove andare? ». Il fulmine infatti, quando capi di non poter piú resistere al suo bisogno, si precipitò sul parafulmine piccolo; ma non parendogli, quella verga, abbastanza insigne per lui, rim­balzò subito indietro come una palla demoniaca e schiantò su quell'altro, un po' piú lungo, della torre piú alta, e cioè in definitiva allontanandosi da terra, cosa da nemmen cre­derci. Lí, sul riccio platinato e dorato, aveva accecato un attimo il terrore dei castani, sotto la nuova veste d'una palla ovale, - fuoco pazzo a bilicare sulla punta, - come fosse-preso da un bieco furore, nell'impotenza: ma in real­tà sdipanando e addipanando un gomitolo e controgomi­tolo di orbite ellittiche in senso alternativo un paio di mi­lioni di volte al secondo: tutt'attorno l'oro falso del riccio, che difatti avea fuso, insieme col platino, e anche col fer­ro: e smoccolàtili anche, giú per la stanga, quasi ch'e' fus­sero di cera di candela.

Poi sparnazzò un po' dappertutto sul tetto, sto farfal­lone della malora, e aveva poi fatto l'acròbato e la sonnam­bula lungo il colmigno e la grondaia, da cui traboccò in cantina, per i buoni uffici d'un tubo di scarico della gron­daia medesima, resuscitandone indi come un serpente, in­trefolàtosi alla corda di rame del parafulmine piccolo, che aveva viceversa l'incarico di liquidarlo in profondo, sta stupida. E in quel nuovo farnetico della resurrezione si diede tutto alle rete metallica del pollaio retrostante il ca­samento della Maria Giuseppina (figurarsi i polli!) alla quale metallica non gli era parso vero di istradarlo issofat­to sulla cancellata a punte, divisoria delle due proprietà confinanti, cioè Giuseppina e Antonietta: che lo introdus­se a sua volta senza por tempo in mezzo nella latrina in ri­parazione, perché intasata, del garage dell'Antonietta, don­de, non si capì bene come, traslocò immantinente addosso alla Enrichetta, saltata a piè pari la Giuseppina, che sta in mezzo. Ivi, con uno sparo formidabile, e previo annienta­mento d'un pianoforte a coda, si tuffò nella bagnarola asciutta della donna di servizio. Stavolta s'era appiattito per sempre nella misteriosa nullità del potenziale di terra. - Furono le diverse perizie che via via permisero di deli­neare, per successivi aggiustamenti, in un atlante di carta bollata, questo catastrofico « itinéraire ». Ciò in un primo tempo. In un secondo tempo, furono le perizie stesse a in­torbidar le acque, ossia a mescolar le carte, a un tal segno da rendere impensabile ogni configurazione di percorrenza. Il muratore di villa Enrichetta, con il buon senso proprio de' paesani, affacciò una sua ipotesi, d'altronde plausibi­lissima: che l'ultimo indietreggiamento del giallone, così lo chiamò, fosse dovuto al fatto d'aver trovata intasata la canna della latrina; per cui non poté usufruire del passag­gio necessario a un tanto fulmine. Ma gli elettròlogi non ne vollero sapere d'una simile ipotesi, e sfoderarono delle equazioni differenziali: che pervennero anche a integrare, con quale gioia del cav. Bertoloni si può presumere.

Parallelamente a ciò, nel mito e nel folklore del Serru­chón si fece strada l'idea che il pianoforte sia strumento pericolosissimo, da carrucolar fuori in giardino senza per­dere un istante, non appena si vede venire il temporale.

La disgrazia, per il cav. Bertoloni, sarebbe stata ancora sopportabile, se durante l'elaborazione delle perizie di par­te e la celebrazione d'un primo tentativo di procedura ar­bitrale, a complicare maggiormente le cose, e a stroncar netta ogni speranza di composizione, un,secondo fulmine non fosse caduto sulle tre ville, omai affratellate dalla « lubido » celeste; e cioè due anni dopo la scarica della ba­gnarola, nel giugno del '33. Chiamati ad ennesima perizia i piú occhialuti ingegneri elettrotecnici di Pastrufazio, essi arrivarono in locum una stupenda mattina di mezzo ago­sto, con ogni sorta di strumenti in scatola, delicatissimi, e ohmetri e ponti di Wheatstone portatili, d'una fragilità estrema: ma in quel giorno si celebravano a Terepàttola le esequie di Carlos Caconcellos, il grande epico maradaga­lese che era venuto a mancare due giorni prima, piomban­do nella costernazione il mondo letterario, e i poeti epici in particolare misura. Sicché gli ingegneri, nella villa de­serta, e privata anche del custode, non avevano potuto combinar nulla. Da alcuni anni il Vegliardo aveva in affit­to la villa, dove soleva trascorrere-la maggior parte del­l'estate assistito dalla fedele Giuseppina, educando rose e amaranti, e pomidoro, nel « parterre » a occidente del ter­razzo, ma rifiutandosi di adibir cure al pollaio: che giudi­cava, quella, banalità indegna del cantore di Santa Rosa: e i cui coccodé lo avrebbero sicuramente incomodato nella elimazione de' suoi dodecasillabi eroici e di alcuni tetra­metri giambici, ancora piú difficili dei primi. Solo la serva, dentro quel rugginoso e fulgurato recinto, gli allevava di scondone un qualche pollo immalinconito e pieno di pi­docchi, che risultava poi, all'atto pratico, assolutamente immangiabile." (da 'La cognizione del dolore' di Carlo Emilio Gadda)

E a Gadda è dedicato questo testo dei Marlene Kuntz, una delle ultime loro cose che sono riuscito ad ascoltare. Correva l'anno 2005! 


giovedì 6 marzo 2014

Ascolta il guru


Pioggia di elettricità, anzi grandine da questo trio tedesco che non bada tanto ai fronzoli. Il disco d'esordio, UFO del 1970, è la pietra d'angolo, acuminatissima, della loro scarna produzione. Lontani dalle coeve derive cosmiche i protagonisti di cotanta potenza sono Aix Genrich alla chitarra, Uli Trepte al basso, Mani Neumeier alla batteria e alla voce ovvero i Guru Guru.


mercoledì 5 marzo 2014

Luce bianca


Il 25 e 26 giugno 1998 allo stadio comunale di Prato il Consorzio Produttori Indipendenti organizzò la seconda edizione de 'Le notti di Maciste'. Sul palco si alternarono tutti i gruppi che gravitavano attorno ai C.S.I.di Giovanni Lindo Ferretti e soci. La sorpresa di quelle due sere furono i francesi Ulan Bator: non li conoscevo e quando aprirono il loro set fui colpito alle spalle dal muro di chitarre di 'Lumiere blanche'. Pensai che sul palco fossero in quindici a suonare: era "soltanto" un trio!
Presentavano il loro primo disco "italiano", 'Végétale', dopo avere registrato due minialbum in terra di Francia (e di cui uscirà una compilazione, 'Polaire', di brani tratti da quei due dischi per il mercato italiano). Il disco successivo 'Ego: Echo', ultimo con la line-up originaria, fu prodotto da Michael Gira degli Swans e con ospiti Jean Hervé Peron dei Faust con cui hanno spesso condiviso il palco. Ad oggi hanno pubblicato altri dischi con numerosi musicisti che si sono avvicendati attorno al fondatore e frontman Amaury Cambuzat.








martedì 4 marzo 2014

Mardi Gras


 Martedì grasso. Giusto quindi spostarsi a New Orleans e lasciarsi imbonire dallo stregone Dr. John e dal suo medicine show: qui convivono jazz, blues, psichedelia, stregonerie assortite come voodoo importati da Haiti. Buon divertimento.




lunedì 3 marzo 2014

Presente assente


"Dialoghi del presente" è l'unica opera di Luciano Cilio, compositore d'avanguardia napoletano morto suicida nel 1983 a soli 33 anni. Fortemente impegnato su più fronti, arti visive, teatro, politica oltre ovviamente con la musica anche rock, sue le tastiere nel memorabile 'Aria' di Alan Sorrenti, sarà completamente dimenticato fino al recupero di quel suo unico disco e di alcuni inediti da parte dell'etichetta Die Schachtel lo scorso anno nel trentennale della sua morte.




domenica 2 marzo 2014

Jack il saltatore


"Jack dai tacchi a molla"è un personaggio bizzarro e diabolico della Londra vittoriana. Capace di saltare un muretto senza prendere la rincorsa. Spring Heel Jack è un progetto musicale capace di saltare i rigidi steccati dei generi.
Nati come duo di drum n' bass hanno via via incorporato elementi jazzistici reclutando il meglio dell'avanguardia degli anni '70 come l'olandese Han Bennink o collaboratori dei Soft Machine come Evan Parker e Paul Rutherford. Merito degli Spring Heel Jack la sapienza nel riuscire ad amalgamare il tutto con un'elettronica calda capace di non rendere mai ostico l'impasto sonoro che, ancorché complesso, risulta sempre piacevole e interessante.




sabato 1 marzo 2014

Enciclopedia tascabile


'Double nickels on the dime' dei Minutemen è un vorticoso carosello di quarantacinque miniature dove si passa con disinvoltura da uno stile all'altro senza mai eccedere i tre minuti di durata (ma spesso non si arriva neppure al minuto). Un doppio LP che da tale frantumazione lascia sprizzare allegria da tutti i pori.


venerdì 28 febbraio 2014

Tema libero


Duluth nel Minnesota è famosa per aver dato i natali nel '41 a un certo Robert Allen Zimmermann meglio noto come Bob Dylan. Anche Michael Ranta nasce a Duluth, nel '42 ma il suo nome è molto meno noto. Percussionista, studia con Stockhausen in Germania e registra dischi fortemente sperimentali e improvvisati. Nel '70 registra con l'organista canadese Mike Lewis e il chitarrista tedesco Karl-Heinz Bottner e la supervisione del produttore Conny Plank "diabolus in musica" come viene citato nelle note del LP centoquaranta minuti di musica da cui saranno editate le due lunghe tracce Wired I e II presenti in Free Improvisation pubblicato per la Deutsche Grammophon nel '74. Altre registrazioni di quei con i soliti Conny Plank e Mike Lewis vedranno la luce solo in anni recenti. Nel '75 Rantasi sposta in Giappone dove regiostra un'altro ottimo disco 'Improvisation Sep. 75' in compagnia di due musicisti nipponici Toshi Ichiyanagi e Takehisa Kosugi.








giovedì 27 febbraio 2014

Mezzi cingolati


Ci si ricorda sempre dei Melvins perché erano di Aberdeen, stato di Washington, stessa città di Kurt Cobain e dei loro rapporti con i Nirvana, dal batterista Dale Crover che suona in alcunie tracce di Bleach al frontman Buzz Osborne che presenta Krist Novoselic al biondo cantante che diventerà suo malgrado l'agnello sacrificale su cui edificare la chiesa del grunge. Ma la stessa musica dei Nirvana specie agli esordi deve tanto alla lezione dei Melvins, power-trio dal passo cingolato, un carrarmato che marcerà per anni su ritmi sabbathiani come nel paradigmatico EP Lysol del 1992, un unico flusso di trenta durissimi minuti di musica.




mercoledì 26 febbraio 2014

Poeta 'maldito'


Durante la dittatura militare in Brasile fiorì un movimento musicale che univa impegno politico e sperimentazione generalmente noto come tropicalia o MPB (Musica popular brasileira). Forti i legami con la "poesia concreta" degli anni cinquanta e con i poeti del "Manifesto antropofago" di Oswald De Andrade (l'illustre cugino De Andrade de 'La domenica delle salme' di Fabrizio De André). Il cantautore Walter Franco fu tra coloro che maggiormente osarono lungo tali traiettorie. 'Ou nao' il suo album d'esordio datato 1973.


martedì 25 febbraio 2014

Ambient al cubo


Fenn O' Berg è l'incontro dell'austriaco Christian Fennesz con il londinese Peter Rehberg (a.k.a. Pita) e il chicagoano Jim O' Rourke (già nei Gastr del Sol e per qualche anno quinto membro dei Sonic Youth). Le tre sapienti teste hanno esordito con due dischi di sperimentazione elettroacustica nel 1999 e nel 2002. Dopo un silenzio di otto anni nel 2010 sono tornati con l'ottimo 'In stereo' che dal glitch e filed recordings dei primi album vira decisamente verso l'ambient. A quest'album sono seguiti alcuni notevoli live in terra nipponica (Live in Japan part One, Live in Japan part Two del 2010 e In Hell del 2012).








lunedì 24 febbraio 2014

La suora volante


Primi alfieri del 'Dunedin sound' raccoltosi attorno all'etichetta Flying Nun Records, la band dei fratelli Kilgour, The Clean, univa gusto pop e sonorità punk con un sound estremamente lo-fi, quel suono su cui per intenderci i Pavement costruiranno una strepitosa carriera.






domenica 23 febbraio 2014

L'asino di Timbouctu


In maliano 'Farka' vuol dire asino. Questo fu il soprannome scelto dalla famiglia per il piccolo Alì, decimo figlio e l'unico sopravvissuto oltre l'infanzia. Asino in quanto simbolo di tenacia. E tenace è stata la chitarra di Alì Farka Touré, nato nel 1939 e morto nel 2006, capace di superare i confini del Mali e attirare l'attenzione dell'Europa e del mondo compresa quella di prestigiosi musicisti come il chitarrista americano Ry Cooder, lo stesso che in compagnia di Wim Wenders andò a riscoprire i musicisti del son cubano regalando fama e notorietà ai magnifici ottuagenari dei Buena Vista Social Club. Con Ry Cooder, Alì registrò nel '94 l'ottimo Talking Timbouctu.


sabato 22 febbraio 2014

Senta Klaus


Klaus Schulze è stato uno dei maggiori agitatori della scena cosmica tedesca dei primi anni settanta. Poi ha cominciato a tirare fuori cose orribili e pacchiane passando letteralmente dalle stelle alle stalle (fetentissime!).
Da vero prezzemolo troviamo Schulze nei primi Tangerine Dream di 'Electronic meditation' (1970), ancora legato alle sonorità dei Pink Floyd, nell'esordio omonimo degli Ash Ra Tempel (1971), in Lord Krishna Von Goloka di Sergius Golowin (1973), in 'Tarot' di Walter Wegmuller (1973), nelle scorribande spaziali dei Cosmic Jokers (1974), oltre che nei dischi pubblicati a proprio nome come 'Irrlicht' (1972), 'Cyborg' (1973), 'Blackdance' (1974).

 Voices of Syn (da 'Blackdance')



Traummaschine (da 'Ash ra Tempel')



Journey through a burning brain (da 'Electronic meditation')


venerdì 21 febbraio 2014

Senza argini


Sotto la sigla Fushitsusha il chitarrista giapponese Keiji Haino a cavallo degli anni ottanta e novanta si produce in due alluvionali live: chilometriche jam allucinate che straripano oltre gli argini ora del blues, ora della psichedelia più allucinata, ora dell'hard-rock e del noise.








giovedì 20 febbraio 2014

Danza per scongiurare l'eclissi


Esponenti del trance-rock californiano i Red Temple Spirits durarono il tempo di due album fondendo mirabilmente la psichedelia pinkfloydiana e il dark britannico: il loro misticheggiante 'Dancing to restore an eclipsed moon' licenziato nel 1988 è un piccolo capolavoro da preservare assolutamente.






martedì 18 febbraio 2014

Oltre la danza moderna


Non pago della 'modern dance' dei suoi Pere Ubu, negli anni ottanta, il pingue cantante David Thomas, arruola il meglio dell'intelligencija musicale per continuare il suo destrutturante programma musicale: Mayo Thompson dei Red Crayola, Richard Thompson dei Fairport Convention, Chris Cutler, John Greaves e Lindsay Cooper deigli Henry Cow oltre ad altri ex ubu-iani accompagnano gli spericolati equilibrismi vocali di Thomas. Un'ottima serie di album dove spiccano soprattutto 'The sound of the sand' (1982) e 'Monster walks the winter lake' (1986).

David Thomas & The Pedestrians: The crickets in the flats



 David Thomas & The Wooden Birds: Monster walks the winter lake


lunedì 17 febbraio 2014

Disturbo bipolare


Una vita sospesa tra gli opposti: questo è James Siegfrid meglio noto per come sax o voce dei James Chance & The Contortions o dei James White & The Blacks. Oppure dei The Flaming Demonics, o dei James Chance & the Sardonic Symphonics, o ancora dei James Chance and Terminal City. E non meno distrurbata e disturbante è la musica sospesa tra jazz e no wave, tra Ornette Coleman e James Brown. Ma erano tempi ricchi di incroci impossibili quelli della Grande mela di fine anni settanta!

Contortions: Buy (1979, Arista)


Contort yourself (da Off White, 1979, ZE)


domenica 16 febbraio 2014

I scream for ice-cream


Guidati dall'allampanato John Lurie, protagonista con Roberto Benigni e Tom Waits del film di Jim Jarmusch 'Daunbailò', i newyorkesi Lounge Lizards furono inizialmente tacciati di suonare fake-jazz visto la loro provenienza da ambienti punk e no wave. Ma è proprio l'approccio poco ortodosso al jazz a dare quel quid in più al loro esordio eponimo del 1981. Con John Lurie in quella prima prova il fratello Evan, il bassista Steve Piccolo, il batterista Anton Fier e il chitarrista di origini brasiliane Arto Lindsay, già nei DNA.




sabato 15 febbraio 2014

Il guaio dell'etichetta


Niente di peggio che vedersi affibbiati a un genere. Gli High Tide finiscono per essere inseriti nel calderone hard-rock ma il cuore del loro sound sta altrove, soprattutto nei duelli infuocati tra la chitarra (e il cantato alla Jim Morrison, la prima cosa che salta alle orecchie) di Toni Hill e il violino elettrificato di Simon House (negli anni seguenti con Third Ear Band, Hawkwind e David Bowie). Due ottimi album, 'Sea shanties' (1969) e 'High Tide' (1970) entrambi per la Liberty. Poi lo scioglimento non prima di aver registrato 'Sinister morning' attribuito al loro produttore Denny Gerrard e un live 'Precious cargo' uscito solo vent'anni dopo.

Sea shanties (1969, Liberty)



High Tide (1970, Liberty)



Blood lagoon (da 'Precious cargo',  1989, Cobra Records)


venerdì 14 febbraio 2014

Due volti di Ginevra


"That is a very unusual song, it's in a very strange tuning with strange time signatures. It's about three women that I loved. One of who was Christine Hinton, the girl who got killed who was my girlfriend, and one of who was Joni Mitchell and the other one is somebody that I can't tell. It might be my best song." (David Crosby)

Inutile dilungarsi sulle virtù di 'Crosby Stills & Nash', l'album della famosa copertina con i tre sul divano in ordine inverso alla sigla sociale: quando i tre tentarono di rimediare tornarono in cerca del divano scoprendo che non c'era più!
Tra molti episodi memorabili come 'Marrakech Express' o 'Wooden ships', la mia preferita resta 'Guinnevere', frutta del sacco di David Crosby. Di questa canzone si innamorò anche Miles Davis che ne registrò una lunga trasfigurata versione durante le sessions di 'Bitches Brew'. Il brano però rimase inedito fino alla pubblicazione in anni recenti delle intere sessions.

Crosby, Stills & Nash: Guinnevere
 

"Guinnevere had green eyes
Like yours, my lady like yours
She'd walk down through the garden
In the morning after it rained
Peacocks wandered aimlessly
Underneath an orange tree
Why can't she see me?
Guinnevere drew pentagrams
Like yours, my lady like yours
Late at night when she thought
That no one was watching at all on the wall
She shall be free
As she turns her gaze
Down the slope to the harbor where I lay
Anchored for a day
Guinnevere had golden hair
Like yours, my lady like yours
Streaming out when we'd ride
Through the warm wind down by the bay
Yesterday, seagulls circle endlessly
I sing in silent harmony
We shall be free"

Miles Davis: Guinnevere
 

mercoledì 12 febbraio 2014

Quattro grandi punti (esclamativi)


Quattro album e due EP condensano la carriera dei June of '44 da Louisville, Kentucky. Jeff Mueller proviene dai Rodan, Doug Scharin dai Codeine e già questo basta e avanza per inquadrarli. Il resto della band è formata da Sean Meadows e Fred Erskine. Alla matrice math-rock degli Slint aggiungono maggior cromatismo sonoro e gusto per la melodia. 'Four great points' uscito nel 1998 per la Quarterstick resta probabilmente la loro prova migliore ma qui si ha veramente l'imbarazzo della scelta.

Four Great Points


Anatomy of sharks


martedì 11 febbraio 2014

Carte da decifrare


Uscito nel 2001 credo solo unitamente al libro 'Carte da decifrare' il 'Concerto in versi' di Ivano Fossati con la bravissima attrice teatrale Elisabetta Pozzi e un contorno di ottimi musicisti presenta un gustosissimo mix di musica e letteratura. Letture magistralmente interpretate secondo un registro ora comico ora drammatico che vanno da T. S. Eliot a Edoardo Sanguineti, da Alfredo Giuliani a William Shakespeare si accompagnano ad alcuni brabi del cantautore ligure. Peccato sia un prodotto da sottobosco letteral-musicale molto ben nascosto.









lunedì 10 febbraio 2014

Note piovose


Piccola antologia per giorni di pioggia: 'Rainy day' vede la luce nel 1984. David Roback dei Rain Parade raccoglie membri di Bangles, Three O' Clock, Dream Syndicate per incidere una manciata di pezzi con cui il movimento del Pasley Underground rende omaggio ai loro eroi coverizzando Bob Dylan, Lou Reed, Jimi Hendrix, Alex Chilton, Beach Boys. Un album non memorabile ma pur sempre godibile bignamino.


domenica 9 febbraio 2014

Luoghi non comuni


L'associazione furgoncino Wolkswagen - figli dei fiori è assolutamente automatico. E il figlio dei fiori nove volte su dieci ha fattezze scandinave o nord-europee. Anche in questo documentario c'è un furgoncino che parte dall'Olanda, girovaga per l'Europa e poi addirittura si spinge fino in India. Solo che gli allegri passeggeri sono un gruppo di musicisti giapponesi assolutamente fuori dagli schemi. E non cantano di pace e amore ma suonano un'ostica musica che lambisce territori tra il concretismo e l'avanguardia. E il loro nome, sincera dichiarazione di intenti, è Taj-Mahal Travellers.




sabato 8 febbraio 2014

Re senza corona


In genere ci si ricorda dei Kinks per il cattivissimo riff di 'You really got me' e decidete voi se etichettarlo come hard, heavy o protometal. Un riff che quest'estate compirà il mezzo secolo. Il singolo uscì infatti nell'agosto del '64 e conquistò la vetta delle classifiche britanniche. Ma si trattò in fondo di un grosso equivoco. La casa discograficala Pye voleva dal gruppo di Ray Davies a tutti i costi una hit ma il talento dei Kinks stava altrove, nella capacità di radiografare impietosamente la cultura british. E il loro capolavoro in tal senso arriverà nel '68 con il concept album 'The Village Green Preservation Society', una collezione di gemme popo che attingono al repertorio del vaudeville, del music hall, delle bande militari. Disco che inutile dirlo fu un fiasco dal punto di vista commerciale e che a maggior ragione è bene risarcire con un ascolto.


"We are the village green preservation society
God save Donald Duck, vaudeville and variety
We are the desperate dan appreciation society
God save strawberry jam and all the different varieties
Preserving the old ways from being abused
Protecting the new ways for me and for you
What more can we do
We are the draught beer preservation society
God save Mrs. Mopp and good old Mother Riley
We are the custard pie appreciation consortium
God save the George cross and all those who were awarded them
We are the Sherlock Holmes english speaking vernacular
Help save Fu Manchu, Moriarty and Dracula
We are the office block persecution affinity
God save little shops, china cups and virginity
We are the skyscraper condemnation affiliate
God save Tudor houses, antique tables and billiards
Preserving the old ways from being abused
Protecting the new ways for me and for you
What more can we do
God save the village green."


venerdì 7 febbraio 2014

Django giamaicano


Sergio Leone ed Ennio Morricone hanno reinventato il Far West. Inventando un'America più reale di quella vera. Gli spaghetti-western in campo cinematografico e musicale hanno fatto proseliti dappertutto contagiando pure la patria del reggae e del dub: la Giamaica. Così negli anni '70 anche gli artisti caraibici si sono lasciati conquistare dalle atmosfere del west de noantri a cominciare dagli Upsetters di Lee 'Scratch' Perry. 'The big gundown - reggae inspired by Spaghetti Westerns' è una antologia dell'etichetta Trojan che testimonia questo curioso filone musicale.

Sir Lord Comic & The Upsetters:  Django shoots first



The Eldorados: Savage colt



The Upsetters: Return of Django





giovedì 6 febbraio 2014

Musica dagli antipodi


La carriera di Roy Montgomery è un'alternanza di ipnotiche trame chitarristiche (granitiche negli Hash Jar Tempo in compagnia dei Bardo Pond, liquide e circolari eni dischi in proprio) ad acquerelli folk devotamente  dedicati alla memoria di Nick Drake. E' un'arte degli antipodi quella del neozelandese Montgomery, musicista anche geograficamente agli antipodi delle nostre lande.

Jaguar meets snake (da 'Temple IV', 1996)


Ill at home (da 'And now the rain sounds like life is falling down through it', 1998)


As the Dali Lama was remarking I believe (da 'The allegory of hearing', 2000)