sabato 12 gennaio 2013

I figli del Capitano

'Death of an electric citizen', la traccia che apre 'Wasa Wasa', album d'esordio della Edgar Broughton Band non lascia dubbi su quanto sia importante l'impronta di Cpt. Beefheart sul sound del trio inglese. Una fonte d'ispirazione che sarà omaggiata anche nella strano medley di 'Apache drop-out' dove fonderanno il pezzo degli Shadows con quello della Magic Band di Beefheart.

Quella dell'Edgar Broughton Band è un hard-blues tiratissimo che fa da tappeto a testi esplicitamente politicizzati e che costituiscono la vera forza motrice del gruppo: infatti esaurita quella, i loro dischi non avranno da dire poi molto di più.

Con Deviants, Pink Fairies, Third World War costituiranno quel nocciolo duro dell'underground britannico dei primi anni settanta che farà proprie le istanze di quella classe operaia che seppure per l'ennesima volta non vedrà il paradiso farà da apripista per i futuri punkrockers.

Death of an electric citizen



Out demons out



Apache drop-out




venerdì 11 gennaio 2013

Insetti

“Mentre l’albero era ancora alto e dritto, veniva già divorato da milioni di insetti ronzanti sotto le sue propaggini […] da molti vermi ed insetti coriacei gialli, marroni e neri […] milioni nel corpo di un solo albero svettante. L’albero cade e gli insetti se ne appropriano completamente”.

Il compositore ungherese Béla Bart ók ha fuso mirabilmente nelle sue opere la musica popolare dell'Europa dell'est con la musica d'avanguardia. Piccolo e gracile nel fisico ma determinato a perseguire gli ideali della sua musica senza mai scendere a compromessi e sfidando le avversità con ostinazione e fierezza fossero gli ambienti musicali prima, il nazismo poi e in ultimo la leucemia che lo porterà alla morte nel 1945 dopo aver speso gli ultimi mesi di vita a comporre in una vera e propria lotta contro il tempo che gli scavava dentro come quegli insetti che nelle sue lettere erano la metafora della sua malattia.

 Danze rumene



Musica per archi, percussione e celesta


Concerto per orchestra




mercoledì 9 gennaio 2013

Zen digitale

Alva Noto e Christian Fennesz, ovvero quanto di meglio è uscito fuori dalle effervescenti scene musicali elettroniche di Berlino e Vienna hanno intrecciato le loro fredde ritmiche digitali con il caldo pianismo minimale del giapponese Ryuichi Sakamoto. Ne sono usciti fuori dischi ricchi di suggestioni ambientali in cui si stemperano i glitch dei due artisti di lingua tedesca.

Alva Noto & Ryuichi Sakamoto: Uoon I (da "Vrioon", 2002)


Christian Fennesz & Ryuichi Sakamoto: Haru (da "Cendre", 2007)

martedì 8 gennaio 2013

Nostalgia berlinese

Bastonate sonore a chi urlerà al miracolo per l'ultimo singolo di David Bowie. Che ha comunque alla veneranda età di 66 anni composto l'ennesima bella canzone, invernale e malinconica, che ci riporta al 1975 quando, smessa la maschera del glam, fugge con Iggy Pop a Berlino, la "città fatta di bar in cui la gente triste può andare a ubriacarsi". A Berlino, in compagnia di Brian Eno, Robert Fripp, Tony Visconti dà vita a tre album intrisi di elettronica e kosmischemusik che saranno poi stati fonte d'ispirazione per tanti gruppi a venir. E quindi ritiro doverosamente fuori dai cassetti quei tre splendidi dischi che sono Low, "Heroes", Lodger.

Where are we now? (2013)



Low (1977)



"Heroes" (1977)



Lodger (1979)


lunedì 7 gennaio 2013

Cartoline dal vecchio West

I Quicksilver Messenger Service di John Cipollina vengono sempre annoverati come terzo gruppo della scena acid-rock di San Francisco. Certo a ragione: non possedendo la sensualità di una Grace Slick e la capacità di sfornare grandi canzoni dei suoi Jefferson Airplane né tanto meno possedendo musicisti della caratura dei Grateful Dead (capaci di passare dalla più lisergica psichedelia all'avanguardia della musica concreta). Più fisici nelle loro jam infuocate i Quicksilver Messenger Service non sono stati capaci di grandi prove in studio ma hanno lasciato un meraviglioso live, 'Happy trails' uscito nel 1969, tratto da due serate ai mitici Fillmore e sublimato nella lunga cavalcata di Calvary.

Nella mia testa finisco sempre per associare ai Quicksilver Messenger Service il mio personale quarto gruppo della Baia: gli It's A Beautiful Day. L'associazione nasce dal rimando della ragazza sulla copertina dell'omonimo 'It's A Beautiful Day' a quella che saluta il ragazzo che parte cavalcando a briglie sciolte sulla copertina di 'Happy trails' dei Q.M.S.. Ognuno ha le proprie rotelle fuori posto, senza eccezione!

Quicksilver Messenger Service: Calvary




It's A Beautiful Day: Bulgaria



domenica 6 gennaio 2013

Moto perpetuo

Ci sono musicisti incapaci di stare fermi. Uno di questi è Jim O' Rourke. Americano, classe '69 ha finora accumulato una discografia sterminata tra dischi in proprio, collaborazioni, produzioni e partecipazioni a band e progetti più o meno noti: tra questi, fondamentali i Gastr del Sol che hanno rappresentato l'ala più sperimentale del post-rock di Chicago, i Red Crayola dell'eterno Mayo Thompson, i Sonic Youth di inizio millennio (ottimi risultati nella formazione a cinque negli album "NYC City ghosts & flowers" e "Murray Street") e ultimo in termini di tempo i Fenn O' Berg con gli sperimentatori elettronici austriaci Christian Fennesz e Peter Rehberg. Dischi estremamenti vari per genere e ispirazioni ma tutti attraversati dalla stessa voglia di sperimentare sempre e comunque.

Jim O' Rourke: The visitor (da 'The visitor", 2009)

 
Gastr del Sol: Every five miles (da "Crookt, crackt or fly", 1994)



Sonic Youth: Karen revisited (da "Murray Street", live 2002)


 Fenn O' Berg: Part IV (da "In Stereo", 2010)






venerdì 4 gennaio 2013

Gotico americano

Il dark o gothic o quale altra etichetta vogliate dargli è stato un fenomeno musicale prettamente inglese ed europeo. Uno dei pochi gruppi provenienti da oltreoceano, da San Francisco, sono stati i Tuxedomoon che dopo l'ottimo disco Half-Mute si trasferiscono, visto lo scarso successo commerciale in Europa dove troveranno maggiori estimatori: i synth, il sax, il violino danno alla musica dei Tuxedomoon un aspetto del tutto originale rispetto al sound dell'epoca che continuerà nelle prove successive pur non raggiungendo i vertici di Half-Mute (1980) e del seguente Desire (1981)


Fifth column



What use?



East / Jinx / ... / Music #1



In a manner of speaking


mercoledì 2 gennaio 2013

Nulla è andato perso

Nulla è andato perso - Gianni Maroccolo

L’uomo degli acronimi è pronto a tornare con un disco che sarà prodotto non da un’etichetta discografica ma attraverso il crowdfunding, una raccolta fondi tra i fan attraverso il sito internet di musicraiser.com. Il disco non sarà venduto nei negozi ma spedito solo a coloro che entro il prossimo 12 febbraio parteciperanno al progetto.
L’uomo degli acronimi è Gianni Maroccolo, il disco “vdb23/nulla è andato perso” è un rimando tanto agli inizi musicali nella cantina/sala prove di via dei Bardi 32 di Firenze quanto all’ultima esperienza con i Deproducers dove, insieme ad altri produttori di grido, accompagna su un sottofondo molto kraut-rock le conferenze dell’astronomo Fabio Peri (e vdB23 è per l’appunto una nebulosa della costellazione del Toro).
L’uomo degli acronimi ha indossato la divisa dei due più importanti gruppi italiani degli anni ottanta: l’incrocio tra le due esperienze avvenne nel marzo del 1989  quando Litfiba, CCCP Fedeli alla Linea e Rats (gruppo che visse un breve periodo di celebrità nei  primi anni novanta grazie all’album “Indiani Padani”) tennero due storici concerti a Mosca e a Leningrado. Il muro di Berlino non era ancora caduto ma aveva gli stessi giorni contati dei due gruppi dilaniati da problemi interni e che portarono in seguito al passaggio nei CCCP di Gianni  Maroccolo e con lui di Giorgio Canali (fonico), Francesco Magnelli (arrangiatore) e Ringo De Palma (batterista). Quest’ultimo morirà, stroncato da un’overdose subito dopo avere ultimato la registrazione di Annarella, canzone che chiude “Epica, Etica, Etnica, Pathos” ultimo disco dei CCCP e dalle cui ceneri nasceranno prima il Consorzio dei Suonatori Indipendenti (C.S.I.) e poi i Per Grazia Ricevuta (P.G.R.).
Con Giovanni Lindo Ferretti, voce carismatica del gruppo punk filo-sovietico, oramai ritirato tra le montagne della sua Cerreto Alpi la storia sembrava a questo punto conclusa. Ma era solo il fuoco che covava sotto la cenere perché forte era l’impronta lasciata nel panorama musicale italiano: così troviamo in questi ultimi mesi Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni (l’altro storico fondatore della band) in tour, ognuno per proprio conto, a riproporre il repertorio storico del gruppo. Nel frattempo, dopo un concerto in memoria di Ringo, i Litfiba annunciano un Trilogia Tour che a inizio 2013 porterà in giro per la penisola i brani dei primi tre dischi con la line-up originale con Aiazzi alle tastiere, Maroccolo al basso, il solito Canali come fonico e il batterista dei suoi Rossofuoco Luca Martelli, vera macchina da palco, a sostituire l’indimenticato Ringo.
Per chi ha conosciuto i Litfiba da “El Diablo” in poi, una stagione che non esito a definire imbarazzante, una grande occasione per riscoprire un gruppo che seppur riallacciandosi fuori tempo massimo alle sonorità darkwave e post-punk era riuscito a sviluppare un percorso originale e creativo in dischi come “Desaparecido”“17 Re”, “Litfiba 3″ (senza dimenticare piccole gemme come “Eneide di Krypton”, “Transea”, “Yassassin” e altre mai incise ma facilmente reperibili in rete).


martedì 1 gennaio 2013

Già due lustri?

Sono rimasto di stucco quando stamattina ho scoperto che sono già passato dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber. E non perché vuol dire che inesorabilmente invecchio ma perché la sua musica, i suoi monologhi, la sua poetica, il suo pessimismo, la sua spietata analisi della società che ci circonda è talmente lucida e viva da renderlo ancora ben presente oggi come ieri o come dieci o vent'anni fa.

Il signor G


Lo shampoo

 

Qualcuno era comunista



L'equazione