mercoledì 30 novembre 2011

Farmaceutica

I Glaxo Babies rappresentano un ramo minore ma ricco di gemme dell'intricato albero genealogico dei gruppi di Bristol. Nati nell'anno del punk pubblicano nel 1980 il loro unico LP "Nine months to the disco" quando il chitarrista Dan Catsis è già emigrato nel Pop Group e il sassofonista Tony Wrafter aveva fondato i Maximum Joy (in cui confluiranno in seguito il batterista Charlie Llewellin e lo stesso Catsis con un altro paio di elementi del Pop Group).
La breve parabola musicale dei Glaxo Babies (o Gl*xo Babies, per l'ostilità dell'omonima ditta farmaceutica) comincia con i primi singoli "This is your life", "Christine Keeler", "Limited entertainment" con il cantante Rob Chapman e prosegue con l'allontanamento dello stesso per dare un'impronta più sperimentale e funk al loro post-punk, fino a quell'ultimo "Nine months to the disco" registrato in un solo giorno. Chiarissime le parole di Wrafter a tal proposito: "Rob was into songs and we weren't".

This is your life



Shake (the foundations)



Maximum sexual joy



This is your vendetta



martedì 29 novembre 2011

Lemuri

"Il silenzio scese come un sudario pronto a polverizzarsi al primo movimento di Mission.Una folata di vento, carezzevole e giocosa come una zampa di gatto attraversò la baia e salì su tra le foglie e le felci, portando fino a lui un alito di Panico. Piccole zampe di fantasma gli percorsero la spina dorsale, facendogli rizzare i peli sulla nuca nel punto in cui il centro della morte si incendia brevemente al momento della fine di un essere mortale.
Il capitano Mission non temeva il Panico, l'improvvisa, intollerabile consapevolezza del fatto che ogni cosa è viva. Era lui stesso un emissario del Panico, della conoscenza che l'uomo teme più di ogni altra: la verità sulle proprie origini. E' così chiaro. Basta spazzar via le parole e guardare."

Penso all'incipit di "Ghost of chance" (tradotto malamente in italiano come "La febbre del ragno rosso") di William Burroughs mentre riascolto la musica quartomondista di Jon Hassell. Un addentrarsi in una foresta brulicante di suoni misteriosi e minacciosi. Musica elettronica che si fa primordiale e ci ricorda che la musica non è un'invenzione umana.
Nel libriccino di Burroughs, edito nel '91, la storia del pirata Mission che all’inizio del XVIII secolo fonda in una remota baia del Madagascar la colonia di Libertatia per dimostrare che trecento sbandati (pirati, marinai disertori, schiavi liberati) possono coesistere in relativa armonia fra di loro e con l’ambiente circostante diventa il pretesto per un'acutissima analisi sull'uomo e sul lemure, sua controparte ideale nel percorso evolutivo.
Quando il Madagascar si staccò dal resto del continente africano scivolò «dentro un’incantata innocenza senza tempo», mentre il resto dell'umanità fu «avviata inesorabilmente verso il linguaggio, il tempo, l’uso di strumenti, la guerra, lo sfruttamento e la schiavitù».

Ecco che allora la musica di Hassell mi fa pensare a una continua ricerca dei lemuri, non a caso chiamati così come gli spiriti notturni dell'antica Roma.

Toucan Ocean (da Vernal Equinox, 1977)



Chemistry (da Fourth World Vol. 1 - Possible Musics con Brian Eno, 1980)



Gift of fire (da Dream Theory in Malaya, 1981)

lunedì 28 novembre 2011

Frankenstein

Questo è un deliberato atto di taglia e cuci fatto su commissione. Degli stessi autori, i Grateful Dead e del loro pezzo più celebre Dark Star, qui passati all'esame autoptico, poi squartati e infine riassemblati da John Oswold, novello dr. Frankenstein.
Dark star nacque come singolo abbondantemente sotto i tre minuti e crebbe a dismisura nei concerti (indimenticabili, ma neppure i più lunghi, i 23 minuti del Live Dead). Nel '93 Jerry Garcia e soci consegnarono ad Oswold cento versioni da un campionario venticinquennale di concerti da cui furono distillate e condensate in due ore di psichedelia ultraconcentrata.

Dark Star (single version, 1968)



Dark Star (Live Dead, 1969)



Cease tone beam (Gray folded, 1995)



Clouds cast
(Gray folded, 1995)



Dark matter problem/Every leaf is turning (Gray folded, 1995)

domenica 27 novembre 2011

Glad bad sad & mad

La prima cosa che si notava dei Living in Texas (inglesissimi a dispetto del nome) era Mathew Fraser, il batterista. Focomelico, aveva due buchi nelle maniche della maglietta per afferrare meglio le bacchette, ma nonostante l'handicap fisico suonava con incredibile agilità. La loro passione per la musica ebbe la meglio per qualche anno sul loro status di morti di fame e anche di freddo, come ricorda chi li vide in azione a Firenze e a Genova nel freddo inverno dell'85. La loro interessante miscela di post-punk e goth-rock si esaurì in pochi album e diversi singoli ed EP.
Mat Fraser negli ultimi anni si è ritagliato un ruolo di attore e performer (inclusi improbabili strip-tease in cui si stacca le protesi alle braccia).

The girl in the red leather coat



Applered convertible



A taste of Mary


Beautiful




Mat Fraser

sabato 26 novembre 2011

Un tuffo a ieri

I Luv Wight: Let the world wash in



La tenue "Let the world wash in" degli I Luv Wight è l'inno del festival di Wight del 1970. Nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe inframmezzare le esibizioni dei vari gruppi nei cinque giorni della manifestazione fino al disvelamento finale dell'identità dei fantomatici autori: i Fairfield Parlour di Peter Daltrey ed Eddie Pumer. Potenzialmente una bella mossa per risollevare le sorti di un gruppo perseguitato da una sfortuna sfacciata. Ma anche questa volta le cose non gireranno per il verso giusto e il singolo rimarrà in un cassetto.
Da quel punto in poi anche la storia dei Fairfield Parlour sarà destinata a chiudersi: con un album doppio pronto e nessuna casa discografica disposto a pubblicarlo, nel 1972, i nostri dichiareranno la resa.
Una resa arrivata per frustrazione dopo che già in precedenza, quando si chiamavano Kaleidoscope, erano stati costretti a lasciare l'etichetta Fontana non capace di promuoverli come avrebbero meritato: i loro due unici LP, Tangerine Dream e Faintly Blowing sono due splendidi esempi di psichedelia.

Kaleidoscope: Flight from Ashiya



Kaleidoscope: Dive into yesterday



Kaleidoscope: (Further reflections) In the room of percussion



Kaleidoscope: Snapdragon



Fairfield Parlour: Emily



venerdì 25 novembre 2011

Spazio profondo

Dal punto di vista economico il terzo e ultimo festival dell'isola di Wight, nel 1970, si rivelò come il più disastroso dei fallimenti. Ma nei cinque leggendari giorni di musica si alternarono Jimi Hendrix (e fu la sua ultima apparizione prima della morte), Doors, Miles Davis, Who, Leonard Cohen, Joni Mitchell, Donovan, ELP, Joan Baez, Ten Years After, Jethro Tull, Free, Moody Blues, Family, Procol Harum, Gilberto Gil, Black Widow, Pentangle, Richie Havens, Sly & The Family Stone, Supertramp e tanti altri. C'erano a suonare, ma solo fuori dai cancelli da bravi indesiderati, anche i rozzi Hawkwind di Dave Brock. La stagione hippie era al tramonto e si portava via le "good vibrations", nella psichedelia degli Hawkwind subentravano quei "bad trip" che prendevano forma attraverso massicce dosi di hardrock unite ai testi fantascientifici, ai lightshow e alla giunonica Stacia che durante un concerto salì sul palco, si spogliò, si dipinse il corpo e cominciò a danzare divenendo ipso facto un membro del gruppo.

"Space ritual", doppio LP del 1973 (con Lemmy al basso, dopo l'esperienza con i Sam Gopal e prima dei Motorhead), catturò dal vivo il loro devastante potenziale space-rock dopo tre ottimi album: l'omonimo Hawkwind (1970), In Search of space (1971) e Doremi Fasol Latido (1972).

Silver machine



Hurry on sundown

Brainstorm




Space is deep

Stacia


giovedì 24 novembre 2011

Perchè non mangi non le carote?

La leggenda vuole che furono cacciati dalla Virgin dopo essere stati beccati a fare un'orgia vestiti da nazisti. Non si è mai saputo se fosse vero. Vero è che la Virgin voleva che "normalizzassero" quel suono messo a punto negli anni di isolamento di Wumme, dove dal '70 al '73 vissero in una vecchia scuola, suonando, manipolando nastri, costruendosi i propri strumenti e alternando un isolamento quasi monastico senza radio e TV ad orge e droghe. Il loro manager, Uwe Nettelbeck, giornalista di estrema sinistra era riuscito a procurargli un contratto con la Polydor senza che avessero neppure mai suonato una volta! Grazie a quel contratto riuscirono a mantenersi quel primo anno in cui vide la luce il primo leggendario LP: vinile trasparente e copertina radiografica. Tre lunghe tracce che partono demolendo il rock sotto le note deformate di "Satisfaction" e "All you need is love" e proseguono tra sogno e incubo fino a un conclusivo e beffardo "and at the end realise that nobody knows if it really happened".

Why don't you carrots?



Meadow meal



John Peel (per questa e altre mille scoperte, cosa aspettiamo a santificarlo?) si accorse di loro e ne favorì l'approdo in terra d'Albione. Dopo "So far" e "The Faust tapes" due collage di bozzetti schizofrenici uscì nel 1973 l'altro capolavoro, "Faust IV" aperto da "Krautrock" un delirio elettronico che etichetterà l'intero movimento del rock tedesco degli anni settanta e il resto è la solita sarabanda capace di triturare e riassemblare qualsiasi genere musicale.

It's a rainy day sunshine girl



Krautrock



Picnic on a frozen river, deuxième tableau


mercoledì 23 novembre 2011

Musica per camaleonti

La sfortuna dei Chameleons è stata quella di essere arrivati un attimo dopo i più illustri Joy Division, Cure, Echo & The Bunnymen. Il loro primo disco “Script of the bridge esce solo nel 1983, e già la copertina, opera del chitarrista Reg Smithies, mette in evidenza la componente onirica e romantica della musica e dei testi di Mark Burgess.

“In his autumn before the winter comes man’s last mad surge of youth.” “What on earth are you talking about?” Queste le due frasi, rapite da un film sconosciuto, che introducono l'iniziale Don't fall”, seguono poi “Monkeyland, poi “Second skin” che pare alludere a un'esperienza post-mortem, poi “A person isn't safe anywhere these days”, la preferita di Burgess con cui aprivano generalmente i concerti e ancora fino a quel verso finale You wait until your time comes round again che chiude “View from a hill” e di fatto il loro disco d'esordio.

Il secondo album “What does anything mean basically? esce nel 1985, comprende altre ottime canzoni così come “Strange times” l'anno successivo (con una delle mie copertine preferite in assoluto). Ma le vendite sono scarse e il gruppo finisce per sciogliersi. Per fortuna anni fa c'è stato chi me li ha fatti conoscere, era il batterista dei Leanan Sidhe, gruppo fiorentino degli anni '80 quando Firenze era la capitale italiana del dark. Ma questa è un'altra storia.

A person isn't safe anywhere these days



Second skin



Perfume garden



In shreds



Tears



martedì 22 novembre 2011

Ecco Quah

Allontanarsi significa tornare. Questo predica il Tao. Nel 1974 Jorma Kaukonen lascia i Jefferson Airplane e con l'amico Tom Hobson torna a quel territorio essenziale di chitarre acustiche e voce, accompagnate qua e là da una sezione d'archi (aggiunta purtroppo dai discografici e che per fortuna non fa troppi danni). Un disco, Quah, unplugged vent'anni prima che diventasse l'abusato standard di MTV.
"Into the future we must cross (must cross) / And I'd like to go with you"
Genesis apre il disco e rappresenta il capolavoro di Kaukonen. Il resto, pur pregevole e filologicamentre importante nel suo recupero di brani tradizionali folk e blues rimane quasi annichilito dalla prima traccia. Ed è un peccato.

Genesis



I'll be alright


Song for the North star

Another man gone


lunedì 21 novembre 2011

La febbre dell'oro

Le compilation e i greatest hits mi provocano sempre malesseri speciali, ma questa fa un'eccezione: è "Nuggets: Original Artyfacts from the First Psychedelic Era, 1965–1968". Fu compilata nel 1972 da Lenny Kaye che già allora accompagnava alla chitarra i reading di una semisconosciuta Patti Smith. In "Nuggets" trovarono posto quelle gemme grezze del garage-rock destinate a essere padri e madri putative del punk americano.

Count Five: Psychotic reaction



Seeds: Pushin' too hard



The Knickerbockers: Lies



The Blues Magoos: Tobacco road



Nazz: Open my eyes



The Amboy Dukes: Baby please don't go

domenica 20 novembre 2011

Bandiera rosa

1977. I Pink Floyd non ci sono più da un pezzo. Voi direte che nel '77 hanno pubblicato per l'etichetta Harvest "Animals" e due anni dopo anche "The Wall", ma quelle sono solo le nevrosi in musica di Roger Waters. Sono anche grandi dischi ma dischi di musicisti in gabbia, i ruggiti innocui di bestie allo zoo.
Fuori invece accade altro, esplodono i disordini non solo musicali del punk.
Ogni casa discografica cerca di accaparrarsi qualche nuova band. La Harvest ci prova con questo quartetto uscito dalla scuola d'arte di Watford. I critici, poveri scemi, li ribattezzano Punk Floyd per sottolineare l'assenza nei Wire della purezza punk. Non si sono accorti che i Wire non sono punk. Ed è più facile trovare tracce barrettiane qui che altrove (sentitevi l'inizio di "French film blurred"). I Wire sono andati già oltre: "Pink Flag", "Chairs Missing" e "154" sono tre dischi uno più bello dell'altro (senza contare "A-Z" l'esordio solista del cantante Colin Newman).

Reuters

12XU

Practice makes perfect



French film blurred

Two people in a room




Map ref. 41° N 93° W

sabato 19 novembre 2011

L'esercito del surf

Dennis Wilson è morto annegato nel 1983. Sorte ridicola per quello che era uno dei membri fondatori dei Beach Boys.
Il nome del gruppo in realtà fu un'azzeccata mossa di marketing del produttore Hite Morgan. Con il disappunto della band che aveva deciso di chiamarsi The Pendletons. Finirono così a far parte dell'esercito del surf-rock californiano loro malgrado. Tanto che quando Brian Wilson realizzò il capolavoro 'Pet Sounds' fu osteggiato dai suoi stessi discografici che volevano un album meno triste.
Ma Brian Wilson si era accorto che il sogno californiano era finito sotto le ondate sempre più disastrose della guerra in Vietnam.
Negli anni novanta è toccato a una band dell'Alabama rinverdire i fasti del surf-rock che aveva avuto in Dick Dale il padre più illustre. Un surf-rock futuribile e fantascientifico, ma di quella fantascienza di cartapesta degli anni sessanta dai pochi effetti speciali e tutti molto low-cost. Questo sono i "Man or Astro-man?"

Trasmissions from Venus



Reverb 10000



Nitrous burn-out



Maximum radiation level

venerdì 18 novembre 2011

Spirale mortale

"What dreams may come, when we have shuffled off this mortal coil, must give us pause"
Amleto, Atto III, Scena I

Se la SubPop è stata l'etichetta del grunge e la Factory del dark allo stesso modo la 4AD di Ivo Watts Russell e Peter Kent ha rappresentato l'ala più oscura e sognante della new wave, quella generalmente etichettata come dream-pop. Nel 1984 la 4AD formò un supergruppo, i This Mortal Coil, vero manifesto dell'etichetta, che riuniva membri di Cocteau Twins, Dead Can Dance, Modern English e poi Cindytalk, Colourbox, The Wolfgang Press, Xmal Deutschland.

Generalmente i supergruppi finiscono per essere sempre delle delusioni, dove il risultato è sempre inferiore alla somma dei singoli addendi ma questo fa eccezione. "It'll end in tears" contiene una serie di cover di Roy Harper, Tim Buckley, Big Star, Colin Newman e una manciata di inediti per di più strumentali ma tutti ben amalgamati e affetti da un unico dolente spleen.

Song to the siren



Waves become wings



Kangaroo



Not me

giovedì 17 novembre 2011

Lamento greco

"Cometa cuci la bocca dei profeti. Cometa chiudi la bocca e vattene via. Lascia che sia io a trovare la libertà"

La vecchia Europa che un tempo era Magna Grecia è divorata da politici e banchieri. Prima stordita e anestetizzata e poi spolpata. In un gioco di rimandi e associazioni mentali bislacche mi piace accostare due voci accomunate dalle stesse origini greche: Diamanda Galas e Demetrio Stratos.

Ho scelto per la Galas questa traccia dedicata ai morti della dittatura greca.

Tragouthia apo to aima exoun fonos



Questo è quanto riportato sulle note di copertina dell'album "Maledetti" degli Area:

"la società futuribile è spaccata in verticale e divisa in corporazioni. Un plasma liquido è la coscienza del mondo, custodita in un computer di una banca. Per un guasto si verifica la dispersione progressiva del liquido: totale perdita della coscienza umana. Possibili ipotesi evolutive:
a) Potere agli anziani, come depositari della memoria del passato che esclude e respinge la problematica del contingente;
b) Potere alle donne, come fornitrici di energia e contributi radicali nuovi, in antitesi alla loro repressione storica;
c) Potere ai bambini, come garanzia di libertà e di reinventare la storia con la forza della fantasia."

Evidente come sia stata messa la crocetta sulla casella a.

Gerontocrazia



L'introduzione cantata in greco sarebbe una libera versione di una ninna nanna orientale: "Processo di narcotizzazione esercitato dall'anziano sul bambino espresso dalla ninna-nanna dell'Asia Minore che introduce questo brano. In Asia Minore esiste l'usanza da parte dei vecchi di porre sotto al cuscino dei bambini un pane di hashisch per assicurargli un sonno lunghissimo".

Cometa Rossa

mercoledì 16 novembre 2011

Taglia e cuci

Spesso e volentieri nelle manifestazioni artistiche è l'idea a prevalere sulla sostanza. E l'idea, nel caso specifico di questo disco dei Matmos, "A chance to cut is a chance to cure" è geniale: costruire un disco con i suoni campionati in un ospedale. Il soffio del respiratore artificiale, le vibrazioni del cranio umano, il flusso sanguigno nella vena giugulare. Dall'iniziale Lipostudio, duetto per grasso umano e clarinetto, passando per operazioni oculistiche (L.A.S.I.K.) alla finale California Rhinoplasty viene setacciato un'intero campionario da sala operatoria. Luogo per me, involontariamente ben noto e fonte di suggestione.

Lipostudio... and so on




California rhinoplasty (Doctor Rockit's surgery with complications)




Nota a parte per For Felix (and all the rats), elegia funebre per il topo del duo californiano, ottenuta strofinando un archetto sulla sua gabbia. Cavia post-mortem per gli esperimenti sonori dei suoi padroni.
For Felix (and all the rats)

martedì 15 novembre 2011

Tintinnabuli

"Non sarebbe stato difficile per gli apostoli aver vissuto nell'Unione Sovietica. Lì ci sono persone meravigliose come loro".

Il 1977 è l'anno del punk. Johnny Rotten canta 'Io sono l'anticristo'.
L' Estonia invece è ancora una delle quindici repubbliche dell'URSS. Arvo Pärt, dopo sette anni di silenzio, stanco della dodecafonia e della musica atonale, ricomincia a comporre. Riparte dalla musica sacra. La scompone, la semplifica. Ricerca una continua riduzione ai minimi termini. Ne uscirà Tabula Rasa.
Un'opera di una sacralità tutta umana, fatta di boschi e montagne affacciate sul mare nell'ora del tramonto.
Per una strana coincidenza i tintinnabuli di Arvo Pärt ci fecero compagnia mentre risalivamo tornante dopo tornante l'appennino toscoemiliano in direzione di Cerreto Alpi. Giovanni Lindo Ferretti avrebbe tenuto un concerto a casa sua. L'ex punk filosovietico aveva appena riabbracciato la croce.

Tabula Rasa (Ludus)



Tabula Rasa (Silentium)



"I tintinnabuli sono una zona in cui a volte vago quando sto cercando delle risposte -sulla mia vita, sulla mia musica, sul mio lavoro. Nelle mie ore buie, ho la certa sensazione che ogni cosa al di fuori di questa unica cosa non ha significato. La complessità e la multi-sfaccettatura mi confondono solamente, e devo ricercare l'unità. Ma cos'è questa unica cosa? E come posso trovare la mia strada verso di essa? Tracce di questa cosa perfetta appaiono in molte sembianze -ed ogni cosa che non è importante scivola via. Tintinnabuli è così. Eccomi solo col silenzio. Ho scoperto che è abbastanza quando anche una sola nota è magnificamente suonata. Questa unica nota, o un battito calmo, o un momento di silenzio, mi confortano. Lavoro con pochissimi elementi -una voce, due voci. Costruisco con i materiali più primitivi -con l'accordo perfetto, con una specifica tonalità. Tre note di un accordo sono come campane ed è perciò che chiamo questo tintinnabuli".

lunedì 14 novembre 2011

L'abito non fa il monaco

"Se hai bellezza e nient'altro, hai più o meno la miglior cosa inventata da Dio".

Il poeta e drammaturgo Robert Browning e sua moglie, la poetessa Elizabeth Barrett Browning, vissero a Firenze dal 1847 al 1861. Risalgono a questo periodo la maggior parte dei suoi monologhi drammatici, in particolare Fra Lippo Lippi, dedicato al grande pittore del quattrocento, monaco truffaldino e licenzioso.

E al monologo di Browning si ispirerà un trio norvegese, quando nel 1981 darà alle stampe il primo album 'In silence'. Splendida copertina. Un album notturno, freddo, invernale, con i fantasmi dei Joy Division che appaiono e scompaiono in continuazione. Uno sprofondare traccia dopo traccia sotto una nevicata sempre più insistente e silenziosa.

Out of the ruins



The inside veil



Lost



Poi un paio di membri, diventato nel frattempo un quartetto, non sentendesela di lasciare il proprio lavoro per rischiare la carriera musicale abbandoneranno il gruppo. Il duo superstite s'incamminerà su una via più accessibile e pop.

"Shouldn't have to be like that", "Everytime I see you" e "Light and shade" saranno i loro maggiori successi commerciali elevandoli al ruolo di star nelle Filippine del dopo Marcos. Nel 1988 metteranno a segno sei sold out consecutivi a Manila. Quanto di più distante dalle brume del paese dei fiordi.

Shouldn't have to be like that

domenica 13 novembre 2011

Los (Dark) Angeles

L'unico EP dei Psi Com, uscito nel 1985 per la Mohini Records, si apre con "Ho Ka Hey", l'oggi è un buon giorno per morire dei nativi americani. Siamo a Los Angeles ma musicalmente dalle party della Factory di Manchester.

Ho Ka Hey



"The weight of the moment so heavy in your hands /../
The skin of the night is cover for the changing". è la condizione umana secondo i Psi Com

Human condition



"Pure are the lips that seal the abyss". Ecco Xiola, che tornerà protagonista in Three Days, nel disco dei Jane's Addiction "Ritual de lo habitual" che il cantante Perry Farrell formerà l'anno dopo.

Xiola



"When nothing amuses you / Trade your fear for boredom / Nothing like a trip to fix / A mind that's sick of banging on the walls until they / Bleed, bleed" canta Farrell in City of 9 Gates, quella che per Apollinaire è il corpo umano con, appunto, i suoi nove orifizi.

City of 9 gates



"Lies and desire / Add the fuel to humble fires".
Sa di rimpianti la conclusia Winds, e di rassegnazione, tutto passa, tutti sono destinati a cadere.

Winds

sabato 12 novembre 2011

La corrispondente talpa

"Sonno leggero e agitato interrotto a ogni fermata. Cambiare. Partire… tutto è netto e chiaro le antenne della TV risucchiano il cielo… L’orologio fece il balzo che fa il tempo dopo le quattro del pomeriggio."
Londra, UFO Club, anno 1967. Non ha vita lunga l'UFO, solo dieci mesi. Abbastanza per consentire ai Soft Machine di esibirsi otto volte (una decina ai Pink Floyd e svariate volte ai nomi più e meno noti di tutto il resto del carrozzone psichedelico).
La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie.
La macchina morbida è l'uomo.
Il rifiuto della logica è Dada.

Pataphysical intro / Concise alphabet / Hibous, anemone and bear / hulloder


"Assaltare lo Studio della Realtà e rigirare il film dell’universo – Il Film della Realtà cedeva arrendendosi come una diga sottoposta a grande pressione –
Scambiate tagliate aggrovigliate le linee delle parole - Fotografie che cadono - Parole che cadono – Zero mangiato dal granchio"

All'inizio c'è un quartetto, Daevid Allen, Kevin Ayers, Mike Ratledge, Robert Wyatt. Le successive disgregazioni nucleari del gruppo partoriscono, con una reazione incontrollata e deflagrante, nuovi gruppi (Matching Mole, Gong), dischi in proprio e miriadi di collaborazioni (Syd Barrett, Brian Eno, Henry Cow).

Why am I so short? / So boot if at all / A certain kind



"L’intera faccenda venne poi relegata nel Dipartimento del Non-è-Mai-Successo. Idioti irresponsabili cinguettano un consenso supersonico, ripetono slogan. Ci stiamo convertendo alla Condizione Vegetale.
Solido Azzurro Silenzio. Il torturato Oz Metallico. L’intera struttura della realtà saltò in aria con silenziose esplosioni – luna di carta e alberi e nel cielo nero e argento enormi squarci. Film Biologico che saltava in aria… piovono dinosauri. La Morte controlla il gioco. Parole sospese nell’aria come un respiro invernale. Le dita morte parlano in braille. Attraverso le galassie ferite che intersechiamo, il veleno di un sole morto svanisce lentamente nel cervello. Sauve qui peut – Si salvi chi può"

Hope for happiness / Joy of a toy



Moon in June

venerdì 11 novembre 2011

Mediocrity report

Quando arrivarono a decidere un nome per la band, pensarono a quei gruppi che vengono reclutati in fretta e furia per sostituirne qualcun altro. Così scartato un primo The Substitutes, scelsero The Replacements. E di band da rimpiazzare, portando aria fresca al panorama hardcore, ce n'erano fin troppe. Ma la musica dei Replacements, volutamente scanzonata era solo un modo per nascondere le paure e le insicurezze del cantante Paul Westerberg: insomma un far finta di non prendersi mai sul serio.

Kids don't follow



Nel furgone, durante il tour di Hootenanny, il rituale era questo: mettevano le mani una sull'altra e Paul diceva: "Dove stiamo andando?" e la band rispondeva: "Verso la mediocrità!", "Quale mediocrità?", "L'assolutà mediocrità!"

Color me impressed



Nel 1984 dopo il grande successo dell'album 'Let it be' un critico del 'Village Voice' scriveva: "sono un crogiolo di grandi speranze e di sentimenti modesti, di grugniti da gatti selvatici e di noia, pieni di desideri che cercano di tenere a distanza con un bastone, senza riuscirci".
Non riuscirono a tenersi lontano soprattutto da alcool (in cui avevano sempre sguazzato) e droghe che dominarono la parabola discendente del gruppo seguendo il solito canovaccio, purtoppo questo sì, mediocre e risaputo del sex, drugs & rock'n'roll.

I will dare

giovedì 10 novembre 2011

Lapalissiano

"If I die, I die" Questo il titolo tautologico del miglior disco dei Virgin Prunes. Un disco fuori dal tempo, tribale e tecnologico capace di rendere palpabile, quasi visibile la componente teatrale dei loro concerti. Le voci di Gavin Friday, Guggi e Dave-Id (segnato nella voce e nel fisico da una meningite infantile) imbastiscono i loro occulti cerimoniali. E non è da meno la controparte strumentale capace di passare dal rumorismo più sperimentale ai suoni new wave o tribali.

Ulakanakulot/
Decline and fall




Pagan love song


Baby turns blue


mercoledì 9 novembre 2011

Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola

"Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola". Parole di Goering e solo per la loro estrema codardia suppongo non siano uscite dalla bocca di qualche politico dell'America reaganiana o dell'Italia degli anni zero. L'America dei primi anni '80 fu il brodo di coltura in cui si svilupparono band eccezionali. I Mission of Burma furono una di queste: troppo diversi da tutti e troppo distanti dal solito rock per poter sopravvivere a lungo.

Clint Conley si rifugiò nell'alcol per la paura del palco (e la claustrofobica Mica parla della sua esperienza in un centro di recupero).

Mica + Weatherbox


Come se non bastassero già i suoni manipolati durante i concerti dall'enigmatico Martin Swope - che fino all'ultima esibizione sul palco non comparirà mai - Roger Miller (già nei barrettiani Sproton Layer e poi nei Birdsongs of Mesozoic) soffriva di acufeni.

Trem Two



Dopo diciotto anni di silenzio nel 2011 sono tornati in azione grazie anche alla pubblicità postuma fornitagli dalla cover di Moby di That's when I reach my revolver.

That's when I reach my revolver

martedì 8 novembre 2011

Goccia a goccia

Per fortuna il progressive rock non è stato solo lunghe e noiosissime suite per musicisti dediti a crogiolarsi nella loro perizia tecnica o peggio a rileggere la musica classica in chiave rock tipo gli Emerson Lake & Palmer che rileggono Musorgsky o lo schiaccianoci di Čajkovskij. Ci ha lasciato ad esempio First Utterance dei Comus, una piccola perla nera di folk progressivo. Gotico e grottesco si alternano nel disco, dal mito di Comus, maligno figlio di Circe e Bacco a fughe nei boschi (Diane), assassinii (Drip Drip) fino ai racconti di martirio (The bite) e di insanità mentale (The Prisoner).

Song to Comus



Drip Drip



lunedì 7 novembre 2011

Elogio della sottrazione

Quante sciagurate serate anni '80 ci sono toccate in sorte! Dovreste tutti arrossire di vergogna per aver ascoltato e averci fatto ascoltare tutta quella musica plastificata di band phonate e cotonate che hanno contribuito ad allargare il buco dell'ozono con i loro ettolitri di lacche spray. Serate a base di A-ha, Duran Duran, Europe e sempre, dico sempre, l'immancabile colpo di grazia di YMCA. E spesso c'erano anche i Talk Talk che tra un disco insulso e uno insipido erano riusciti a piazzare due bei singoli come 'It's my life' e 'Such a shame'.

It's my life



Such a shame



Poi la svolta. Invece di proseguire nel synth-pop da classifica, abbandonato ogni fronzolo, ridussero la loro musica a strutture scheletriche, di dimessa psichedelia. Due splendidi dischi, 'Spirit of Eden' e 'Laughing stock' di slowcore o postrock ante litteram, poi lo scioglimento.

After the flood



Desire



domenica 6 novembre 2011

Don't need a cure (Need a final solution)

Il surrealismo di Jarry traslato nella depressione industriale dell'Ohio. La pinguedine di David Thomas a troneggiare sul palco come l'Ubu Roi. La paura dell'olocausto nucleare (tutte quelle serene e borghesi case col pratino davanti e il bunker antiatomico dietro) che è in realtà già avvenuto nell'anima dell'America domina i primi dischi. La danza moderna dei Pere Ubu è quella macabra dei bombardieri in volo.

30 Seconds Over Tokyo


Final Solution


Poi, complice anche l'arrivo di Mayo Thompson dei Red Crayola alla chitarra, la musica si fa sempre più astratta e visionaria, dadaista e patafisica.

Birdies

sabato 5 novembre 2011

Una lucertola di nome Gesù

Il losco figuro che me li fece conoscere mezza vita fa era esaltato dal loro nome: "Gesù lucertola" cianciava. Ma si trattava semplicemente del basilisco, capace di camminare sull'acqua. E forse di sguazzare nel sangue della vasca da bagno di Mary, primo atto di un repertorio seriale di nefandazze ora narrate ora sputacchiate da David Yow.

Bloody Mary


Monkey Trick



venerdì 4 novembre 2011

Parole di Picciotto

"La gente vive cose che sono già accadute, gli anni 60 ci sono già stati, i tuoi genitori hanno preso tutte le droghe possibili. Hai avuto gli anni 70, hai avuto l'heavy metal, è finita, svegliati! I ragazzi vivono le stesse cazzate, di nuovo e di nuovo, e le loro menti si restringono sempre di più, è un vero peccato. La stessa merda di politica, le radio che muoiono. Credo che tutto quanto crollerà al livello più infimo; i ragazzi ci sono dentro, non hanno nient'altro"(Guy Picciotto, 1985).



Nessun produttore, nessun ufficio stampa, niente roadie, niente merchandising.
"You are not what you own". Ovvero il francescanesimo al tempo del punk.
Punk senza creste, senza alcool, senza droghe. Vegetariani, per giunta.
Questi erano i Fugazi.

giovedì 3 novembre 2011

Piccola minaccia

"Look at us today / we've gotten soft and fat / waiting for the moment / it's just coming back".
I Minor Threat registrarono il loro ultimo singolo "Salad Days" nel dicembre del 1983. Ian MacKaye cantò la sua parte e se ne andò. Non sopportava l'idea che il loro suono cominciasse ad assomigliare a quello degli U2. La loro discografia conta 25 canzoni, la più lunga dura quasi tre minuti e mezzo. Poi la parola fine. Ma solo per i Minor Threat.