sabato 31 marzo 2012

Clangori dalla cella frigorifera

Il Cold Storage era una ex-cella frigorifera adibita a studio di registrazione nel quartiere londinese di Brixton. Il quartiere è famoso per quella 'Guns of Brixton' in cui Paul Simonon, bassista dei Clash canta del clima di rivolta nelle periferie britanniche di fine anni settanta. Al Cold Storage, con la complicità di quelle pareti metalliche i This Heat cominciarono a manipolare nastri su nastri che videro poi la luce nei due album 'This Heat' (1979) e soprattutto 'Deceit' (1981). Se l'attitudine era punk la musica, che poteva contare su ottimi musicisti ben svezzati come il batterista Charles Hayward vantava una militanza nei Quiet Sun di Phil Manzanera, era estremamente lucida ed intellettuale attingendo a piene mani alla scena canterburyana, al rock in opposition degli Henry Cow, alla nascente scena industriale.

Paper hats


Twilight furniture


Cenotaph



Horizontal hold



venerdì 30 marzo 2012

Tutto ventagli e silenzi

"Ecco Duke Ellington grande boxeur tutto ventagli e silenzi" così cantava Paolo Conte del grande pianista e compositore di meravigliosi brani per le sue big band del jazz d'anteguerra.
Per il suo sessantatreesimo compleanno il Duca decise di registrare un album con due esponenti della nuova generazione jazz Charles Mingus e Max Roach. Nonostante gli screzi continui tra Roach e Mingus con il secondo che minacciava continuamente di andarsene e rimaneva solo per rispetto al vecchio maestro a cui aveva dedicato un brano dello splendido 'Mingus Ah Um'.
Ne uscì 'Money jungle' un disco dove l'incrocio di tre diversi modi di sentire e interpretare il jazz arrivano a un'insolito e inimitabile punto d'approdo.

Fleurette africaine



Money jungle


 
Caravan

giovedì 29 marzo 2012

L'uomo del pennarello rosso

Mayo Thompson ha vissuto due vite musicali con i suoi Red Crayola (o Krayola dopo la denuncia della nota marca di pennarelli). La prima negli anni sessanta con le estreme free-form freakout con cui il suo gruppo portò alla ribalta la folle scena psichedelica texana. Nel disco d'esordio 'The parable of arable land' suonano un centinaio di amici del gruppo tra cui Roky Erickson dei 13th Floor Elevators.

Hurrican fighter plane


Pink stainless tail


Negli anni settanta Mayo diventa chitarrista dei Pere Ubu dando un grande impulso creativo (se mai gliene fosse mancata a David Thomas e soci) e incide sotto la storica sigla Red Crayola l'ottimo 'Soldier talk' un disco prettamente new wave dove sono proprio gli Ubu al completo a fargli da backing-band.

On the brink


Letter bomb

mercoledì 28 marzo 2012

I cuor di bue

"Give me moonshine, just let me die"

I Panama Limited Jug Band non sono americani. Nonostante il nome, che richiama una canzone folk degli anni '30 dedicata ai Panama Limited, i treni che collegavano nel profondo degli Stati Uniti a inizio novecento Chicago e Saint Louis. E nonostante la musica, che attinge a piene mani al folk-blues del Delta e nel secondo album si connota di prepotenti connotati beefheartiani. I Panama Limited Jug Band sono inglesi e, come tanti gruppi inglesi, ebbero la fortuna di essere lanciati dall'impagabile dj John Peel riuscendo così a incidere due album per la Harvest. In particolare il secondo 'Indian summer' con una splendida copertina realizzata dalla Hipgnosis (quelli della mucca dei Pink Floyd e mille altre, vedete qui: http://www.hipgnosiscovers.com/panamalimitedjugband.html) è un gran disco e purtroppo anche l'epitaffio di un'ottima band.

Citadel chapters + Indian summer


Moonshine

martedì 27 marzo 2012

Non siamo soli nell'universo

"Tra poco voi salirete su di un tram, uno di quei vecchi, scassati tram che assomigliano tanto a voi, dopo una giornata nera, vuota, paranoica. Per un po' l'andatura di quel tram, sarà per voi quella di tutti i giorni. Il vostro occhio cadrà sul pavimento, lurido pavimento, ricoperto dalle incrostazioni degli sputi dei passeggeri, che vi hanno preceduto. Toccherete sulla spalla il vostro vicino di sedile per chiedergli qualcosa, vi renderete conto con immensa disperazione, che non avete toccato altro che un mucchio di stracci, il cui contenuto, è il nulla. Chiamerete urlando il conducente, egli si volterà, e vedrete il volto della morte delle menti; la vostra unica possibilità d'uscita, sarà quella d'affacciarvi ad uno qualsiasi dei tanti finestrini dello stesso tram, e allora v'accorgerete, che quello che vi vedevate di solito, sta cambiando, lentamente, inesorabilmente. La forma delle case, le auto, la gente, prenderanno le forme e i colori, i profumi, che la vostra mente vi suggerirà, il tram stesso si staccherà da terra, e ognuno di voi, pur rimanendo sullo stesso tram, viaggerà per conto suo, superando porte dimensionali, a questo punto, la vostra mente sarà predisposta ad accettare ciò che Pholas Dactylus ha già accettato a suo tempo. Non siamo soli, nell'universo."

Opera tra le più coraggiose ed estreme del progressive italiano, opera prima ed unica del sestetto bergamasco, il 'Concerto delle menti' è un'unica lunga suite in cui l'allucinato recitato di Pino Carelli è accompagnato da passaggi musicali che spaziano dal jazz al progressive all'avanguardia elettronica. Cos'altro aggiungere se non suggerivi di tendere le orecchie alla conchiglia Pholas Dactylus e ascoltare?

Concerto delle menti (lato A)

1. Il poeta, scava, con artigli di ferro, le sabbie del deserto che sprofonda. Rifatta seme, la rosa rampicante, l'insetto riprende la sua forma di larva. Nella gola vuota di Mosè, come fumo rientrano, tutte le parole pronunciate. La lama di Caino si leva dalla ferita, e Abele, risorge dalla polvere. Pilato non trova più la sua lingua, e Giuda, sale all'albero a cui s'appese. Lucifero s'invola ruggendo dalla Terra, e ricade il Cristo, nella sua, solo sua morte. Adamo, ha nuovamente la sua costola, una donna, piange, entro il suo fianco. La distesa dell'Eden è verde e folta, la foresta mormora, non si vede animale. Un sole sciolto, in catene di avida sete, ciba il primo con l'ultimo giorno.

2. Camminando sui tetti delle case morte, m'accorgo d'avere le tasche piene di sabbia, sabbia azzurra, di un deserto d'ametista, nelle narici semi di belladonna, e le piante della canapa indiana, mare di libanese rosso, e mille cavalli in corsa, sul dorso della mia mano. DITEMI VOI, piccoli uomini insignificanti, e credete di stare così bene laggiù, semi sepolti sotto una pioggia di tarantole nere... perché non dovrei viaggiare, oltre la soglia di un'altra dimensione? E ditemi voi, piccole donne di stucco... che ci capite voi se vi dico... che ci capite voi se vi dico... che ci capite... se vi dico... e un sasso si apre, e ne esce un fiore, che ci capite voi se vi dico, che da un mar salgono comete viola, che ci capite voi se vi dico, che da una camera vuota, può uscire un esercito di funghi verdi, e scomparire, inghiottiti dalla bocca di un inferno, che ci capite voi se vi dico, che da un mare salgono periscopi d'argento, con la lente candida, che vedo una lunga fila di essere umani, sono nudi, e privi di faccia, al posto della faccia, c'è uno specchio levigato, che vedo rospi, con occhi di gemme, che vedo alberi con le foglie nere, che vedo edifici, le cui fondamenta fluttuano, sopra la superficie del suono, che vedo abissi scarlatti, montagne d'oro, e dal mare salgono, periscopi giganti... però funziono... funziono bene!! Ed è questo... solo questo che conta!

3. Gli imbecilli ci stanno guardando, e non sanno più cosa fare, il terrore diventerà grande, ed il grasso, farà da padrone, quanti dischi coperti di sangue, sangue viola, respiri mozzati, e i pianeti, di questa galassia, si son fusi, in un unico blocco, in un unico ammasso di fuoco.

4. Quante vite tagliate di netto, vite senza significato, ed un boia con le sue ruffiane, sta guardando dall'alto ridendo, di quelli che pretendono di salvarsi, comperando i cervelli degli altri.

5. Dai celesti spazi infiniti, scenderanno un giorno, sei angeli d'acciaio, non avranno una bocca per parlare, non avranno occhi per vedere, né orecchie per sentire.
- Il primo, stenderà le sue appendici sull'oceano, che diventerà nero: aghi di sole bucheranno i semi della terra, facendone scaturire, putrefazione e morte.
- Il secondo metterà le sue radici nelle lande più deserte, divenendo l'albero degli alberi.
- Il terzo, sprofonderà, nelle fosse abissali di un mare immaginato, facendo terribile strage, dei mostri, in esso sepolti.
- Il quarto, farà uso di una ventosa d'alabastro, che risucchierà tutto ciò che drogava gli umani, da molte migliaia d'anni.
- Il quinto, impedirà il risveglio del colosso, dai piedi d'argilla, e la volta del cielo, verrà oscurata da barche di platino: milioni d'animali, d'ogni specie, verranno assorbiti dalla tromba solare, e mandati ognuno, verso una stella diversa.
- Il sesto, riedificherà la torre Atlantica, e si parlerà finalmente, una sola lingua!

Abismo - nutrajo - veneni - okazi - nutranjo - veneni - flago - stalo - detrui - cevalo - repacigi - fringo - donaco - eniri - plenigi - flami - provizi - cerbumi - lunturo.

Poi, egli scenderà, come pioggia sul selciato, e ci sarà, abbondanza di pace, sino alla scomparsa dei pianeti. Egli, dominerà da un mare all'altro, dal fiume sino ai confini della terra... questo, VI DICO IO... ma i seguaci di Baal, sono ancora in agguato: "squartate dunque le vostre vacche, noi squarteremo le nostre." Il fuoco del dio, dell'arca lucente, brucerà una sola delle vacche squartate, e la fine definitiva, dei seguaci di Baal, sarà infine segnata.

Fabelo - panisto - furago - liveri - galono - morusabo - Jasmeno burgono - agrabla - frosti - plezure - lunturo - frandema, Jasmeno - frandema, cerbumi, frandema, lunturo.

6. Ma non saremo che all'inizio del nostro cammino... la nostra meta, sarà quella di unirci per sempre, a quei popoli, che già c'aspettano, e tuffarci con loro, nell'universo degli universi, nella dimensione degli intoccabili, e con la giunti, nascere e rinascere più volte, con diverse forme, poiché il corpo può essere 10, 100, 10000, un milione, un miliardo... la mente... UNA.

7. Una delle navi delle sabbie, si schianta sulle dune azzurre, con la grande vela amaranto, la chiglia di rame, la barra bianca luna, e tutte le annegate immagini, che la fendono.

8. Gli uomini mascherati, le donne mascherate, tutti, sprofondano nella sabbia, per poi dissolversi in una nuvola arancione prima, nera dopo... Poi, il tuono della morte. Una morte che non è morte, perché non c'è mai stata vita.

(Compro e vendo cervelli usati, compro anche quelli di scarto)
(Compro e vendo cervelli usati, compro anche quelli di scarto)



Concerto delle menti (lato B)

9. Minuscole creature marine, ti coprivano, componendo sul tuo corpo, un molle tappeto brulicante di vita, vita che abbandonava lentamente le tue membra, ed i tuoi polmoni, spossati nell'angoscia, di non poter respirare... quando, ad un tratto, una tenue luminosità ha preso forma, in fondo al nero gorgo della paura, un giglio candido e abbagliante, che accecava la coscienza, ricoprendola di bagliori rossastri e violacei. Poi... alla velocità che solo il pensiero sa avere, qualcuno o qualcosa, mi scagliò lontano... tanto lontano, in un deserto di perle nere.

IL TEMPO E LO SPAZIO NON CI SON PIÙ!!
IL TEMPO E LO SPAZIO NON CI SON PIÙ!!

IL TEMPO E LO SPAZIO NON CI SON PIÙ!!
IL TEMPO E LO SPAZIO NON CI SON PIÙ!!

10. (I) Quaggiù, in riva a questo mare, c'è un vecchio con la barba grigia, che raccoglie i rifiuti, senza mai dire una sola parola. C'è anche un bimbo di pietra, che lo sta a guardare silenzioso, senza versare, lacrime di cristallo.

10. (II) In questo mare, c'è l'odore della nafta, che macchia la superficie calma dell'acqua, luccicante nei colori dello spettro solare.

10. (III) In questo mare privo di vento, esistono tante cose inutili, esiste un'asta di metallo, che nessuno ha mai osato toccare, e tanti sporchi relitti, coperti di rifiuti che non puzzano.

10. (IV) In questa spiaggia, da quel mare, dove ogni granello di sabbia ha già scritto un suo libro, udii pregare un monaco rosso, dall'alto di un pulpito retto, da colonne di onice e legno.

10. (V) In questa spiaggia, da quel mare, giunse un giorno una bambina verde: aveva visto alberi verdi, notti verdi, ed aveva ricordi verdi... sempre nel verde, si perdette.

10. (VI) Dietro persiane nere, vidi il mare, la spiaggia piena di rifiuti, e la bambina verde, muoversi e danzare, come una cosa sola.

10. (VII) Ritornai dopo secoli in quella spiaggia, dove le navi non possono fare scalo, e vi trovai un bimbo di pietra, con un braccio spezzato... E GLIELO AVETE SPEZZATO VOI! Mi raccontò delle stragi di colombe bianche, nelle mattine d'agosto; mi raccontò della pelle umana stesa ad asciugare il sole; mi raccontò, della caduta del fall-out, e della polvere bianca, che ingessava gli occhi, alle bimbe verdi, di una madre di pietra.

FLASH 1. E intanto, il suo occhio sopra le celeri colme di larve, uccide, uccide e uccide.

2. Uccide, uccide senza pietà alcuna, senza un solo attimo di sosta.

3. Poi raccoglie i corpi, e li butta nell'abisso che tutto brucia, da duemila anni ormai.

4. Poi, nuove vite, nuovi corpi, nuove menti riempiranno la nuova terra.

5. Poi i demoni vestiti di bianco vi spanderà sopra, nuova luce, luce d'altri mondi.

6. Anime dannate dal cosmo... per sempre impresse sulla fronte di...

lunedì 26 marzo 2012

Il tirannosauro

Il punto più alto (o meglio sarebbe basso) del loro travagliato rapporto di vittima e carnefice quando il tiranno J Mascis ordinò sadicamente al povero Lou Barlow a urlare a ripetizione e fino allo sfinimento quel "Why don’t you like me?" che chiude l'album 'Bug', secondo e ultimo capolavoro dei Dinosaur Jr dopo 'You're living all over me'. I due con il batterista Murph, altra vittima del despota J, avevano ridefinito un nuovo sound chitarristico ipercinetico e dai volumi insostenibili. Scrollatosi di dosso l'ombra pesantissima del chitarrista Lou cominciò a percorrere tra luci ed ombre la strada del low-fi con i suoi Sebadoh.

Dinosaur Jr: Freak scene



Dinosaur Jr: Little fury things


 

Dinosaur Jr: Don't



Sebadoh: Too pure

domenica 25 marzo 2012

Piccolo requiem senza importanza


 Ci ha lasciato Antonio Tabucchi. Ho letto e amato i suoi libri e a lui devo la scoperta di Pessoa e Saramago. E di Lisbona. Mi assale la saudade per quel Portogallo che aveva eletto a sua patria d'adozione. Buon viaggio.



Madredeus: Ainda



Madredeus: Haja o que houver



Roberto Faenza: Sostiene Pereira




Franco Battiato: Segunda feira

sabato 24 marzo 2012

La profanazione del tempio

La Royal Albert Hall nacque per volontà del principe Alberto dopo la Grande Esposizione di Londra del 1851. Sei milioni di mattoni rossi e una cupola di ferro e vetro bella ma sfortunatamente fonte di fastidiosi riverberi che costrinsero a sostituirla con una meno nobile in alluminio. Fare l'elenco dei grandi concerti che ha ospitato sarebbe troppo lungo, scelgo solo tre flash: la scena finale de 'L'uomo che sapeva troppo' di Alfred Hitchcock, il verso di 'A day in the life' che chiudeva Sgt Pepper dei Beatles, le orde dark e punk che profanarono il tempio musicale londinese nel 1983 (concerti di Siouxsie and the Banshees immortalati in Nocturne).

Alfred Hitchcock: L'uomo che sapeva troppo (1956)



The Beatles: A day in the life (1967)

“Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall”



Siouxsie and the Banshees: Nocturne (1983)

venerdì 23 marzo 2012

L'importanza dello studio

Io mi ci sono intrufolato in quel severo edificio edificio di Köthener Straße che ospita gli Hansa Tonstudios. Solo per assaporarne l'aria. Gli Hansa si affacciano su Postdamer Platz oggi dominata dal Sony Center ma prima dell'89 una terra di nessuno e poi, il Muro.
Qui hanno registrato David Bowie, Iggy Pop, Nick Cave, Killing Joke, Einsturzende Neubauten, Siouxie, Depeche Mode fino agli U2 di Achtung baby subito dopo la caduta del Muro e poco prima della loro carriera.

Iggy Pop: Lust for life



David Bowie: Heroes

I, I can remember (I remember) / Standing, by the wall (by the wall) / And the guns shot above our heads (over our heads) / And we kissed, / as though nothing could fall / (nothing could fall) / And the shame was on the other side / Oh we can beat them, for ever and ever / Then we could be Heroes, / just for one day




Bowie ha dichiarato che la canzone gli fu ispirata da una giovane coppia che si incontrava segretamente sotto la torretta di guardia del Muro di Berlino e che lui spiava dalla finestra dello studio di registrazione. Secondo Tony Visconti, il suo produttore, la coppia in questione era lui stesso ed una ragazza con cui aveva una storia durante la registrazione.

U2: Zoo Station



Einsturzende Neubauten: Letztes Biest (Am Himmel)

giovedì 22 marzo 2012

Oroscopi

Comincia in Gloria la carriera di Van Morrison, cantante dei Them. Poi un primo disco solista abiurato ma con la splendida Brown-eyed girl, gli screzi con la casa discografica, gli scarsi soldi che non gli permettono di avere una band ma giusto l'accompagnamento di un flautista e di un bassista. Sono le premesse per sfornare il capolavoro Astral weeks. Van Morrison ha solo ventitre anni, sfornerà tanti dischi ma niente uguaglierà quel piccolo capolavoro di folk dove la sua Irlanda incontra il jazz.

Them: Gloria



Van Morrison: Brown-eyed girl



Van Morrison: Astral weeks



Van Morrison: Ballerina




mercoledì 21 marzo 2012

СТАЛКЕР


"La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza."



Per fare un'ottima fantascienza non c'è bisogno né di robot, né di astronavi, né di macchine del tempo. 'Stalker', prima di diventare triste sinonimo di molestatore è uno dei capolavori di Andrej Tarkovskij. E lo stalker è la guida che porta nell'inviolabile Zona due uomini, lo scritttore in crisi di ispirazione e il professore che aspira a vincere il Nobel. Entrambi sono alla ricerca della fantomatica Stanza.



Edward Artemiev: Train


Edward Artemiev: Meditation

martedì 20 marzo 2012

Ruggine


I Rodan ressero un solo album prima di disintegrarsi. Ma come in certe reazioni nucleari incontrollate l'energia liberata fu di portata terrificante: dai resti dei Rodan sono partite le avventure sonore di June of '44, Shipping News, Rachel's, Sonora Pine. Un math-rock nel solco degli Slint ma con tanta rabbia in corpo in più. 

The everyday world of bodies



Tooth-fairy retribution manifesto



Jungle Jim



lunedì 19 marzo 2012

Lorca


Lorca


 "Let the sun sing in your smile / Let the wind hold your desire / Let your womans voice run through your veins / Let her be your blood don't feel ashame"



"Un libro di poesie | è un autunno morto: | i versi son le foglie | nere sulla bianca terra, |e la voce che li legge | è il soffio del vento | che li affonda nei cuori |intime distanze." (Federico Garcia Lorca)

Lorca, dedicato al grande poeta spagnolo, rappresenta con Starsailor e Happy Sad il vertice espressivo e poetico di Tim Buckley: registrati in poco più di un mese e dati alle stampe in momenti diversi, in questi album la sua voce si abbandona completamente al caos creativo. Libera di urlare, delirare, bisbigliare. E i suoi musicisti di dare colore e contorno a sfondo e paesaggio.   

Starsailor


Gypsy woman




domenica 18 marzo 2012

Futuri inverosimili

"E proteggimi dai lacrimogeni / E dalle canzoni inutili"

A me, che ero orfano dei CSI colpì al primo ascolto quella chitarra fin troppo nota: infatti era quella di Giorgio Canali che suonò e produsse il disco d'esordio de 'Le luci della centrale elettrica' nome dietro il quale si nascondeva il solo Vasco Brondi. L'amore per i paesaggi urbani malati e intossicati, paesaggi che si fanno personaggi come in certi libri di Ballard (vedi ad esempio 'La mostra delle atrocità') me lo hanno fatto eleggere come mia personale colonna sonora degli anni zero. Un esordio folgorante a cui non è seguito un secondo disco all'altezza: forse troppe le aspettative creatisi attorno al personaggio Brondi o forse l'inevitabile corollario di un mercato, anche musicale, all'insegna dell'usa e getta: spremuto come un limone non è riuscito che a distillare le poche gocce rimaste.

Per combattere l'acne


Nei garage a Milano Nord

Sere feriali

sabato 17 marzo 2012

Architettura gotica

Bauhaus: dalla Germania della repubblica di Weimar a Northampton dove Peter Murphy e soci scelsero il nome della scuola di architettura di Walter Gropius come propria ragione sociale. Il loro primo singolo è 'Bela Lugosi's dead' dedicato al grande attore di origini ungheresi interprete del conte Dracula nella pellicola del 1931 di Tod Browning (che l'anno dopo girerà l'altro suo capolavoro 'Freaks').
Una carriera segnata da personaggi malefici come medici folli e scienziati pazzi ma per sempre legata al più famoso dei vampiri per tutta la vita e anche oltre visto che alla morte, nel 1965, fu sepolto con indosso il mantello di Dracula.
Peter Murphy e i suoi Bauhaus sforneranno invece tra il 1980 e il 1983 quattro ottimi disci gothic, nell'ordine, 'In the flat field', 'Mask', 'The sky's gone out' e 'Burning from the inside'.

Bauhaus: Bela Lugosi's dead


Tod Browning: Dracula



Bauhaus: She's in parties



Bauhaus: Third uncle

venerdì 16 marzo 2012

Il jazz dell'apartheid

L'apartheid, il sistema di segregazione razziale che per decenni ha disonorato il popolo del Sudafrica non risparmiò neppure la musica. I Blue Notes formazione jazz che includeva musicisti bianchi e neri era costretta a esibirsi in clandestinità. Fu così che molti musicisti come Mongezi Feza e Dudu Pukwana furono costretti a cercare fortuna in Inghilterra. Tantissime collaborazioni con musicisti jazz e progressive e un paio di dischi a nome Assagai (il primo uscito per la Vertigo nel 1971). Poi per Mongezi, trombettista eclettico e sbarazzino  una fine troppo precoce, a soli trentanni per una polmonite mal curata. Lasciò in eredità alla musica britannica quella sfrenata energia e gioia di vivere tipica della township music dei ghetti delle metropoli sudafricane.

Assagai: Akasa



Dudu Pukwana & Mongezi Feza: Sonia



Robert Wyatt: Little Red Riding Hood Hit the Road



giovedì 15 marzo 2012

Totentanz

Gli aggettivi 'gotico' e 'teutonico' bastano e avanzano per descrivere la musica degli Amon Düül II. Una musica che evoca quel tribalismo nordico pagano e allo stesso tempo allucinato e austero. Come il monito delle tante 'totentanz', le danze con la morte, che pullulano nelle chiese tedesche.
Il loro primo disco 'Phallus Dei' impone il suo clima orrorifico e luciferino sin dalla splendida copertina: non vi resta altro che farvi sopraffare dalle sue note e partecipare al sabba.

Kanaan



Luzifers Ghilom



Phallus Dei

mercoledì 14 marzo 2012

Il teorema del delirio

π - Il teorema del delirio è la pellicola indipendente del 1998 con cui Darren Aronofski si è fatto conoscere sulla ribalta cinematografica prima dei successi di The wrestler, Il cigno nero, Requiem for a dream. Premiato al Sundance festival il film è stato girato in un bianco e nero dalla grana grossa e vanta una strepitosa interpretazione di Sean Gullette nel ruolo del matematico ebreo pazzo che cerca risposte tra le equazioni della borsa di Wall Street e i numeri della Cabala. Grande colonna sonora in cui figurano Clint Mansell (poi artefice della colonna sonora del successivo Requiem for a dream), Aphex Twin, Massive Attack, Orbital, Gus Gus.



Clint Mansell + Sonus Quartet: Pi theme (live)



Black love

Inseriti a forza nel carrozzone del grunge solo perché avevano cominciato a incidere con la SubPOP gli Afghan Whigs di Greg Dulli non sono mai riusciti ad emergere come in fondo avrebbero pure meritato con la loro miscela di rock morboso e malsano iniettato di soul e di Motown. Testi intrisi di droga e morte e ritmiche lussureggianti concentrati soprattutto nei due album 'Congregation' (1992, splendida copertina, su fondo rosso un neonato bianco tra le braccia di una donna nera, evidente richiamo alle radici musicali del rock) e 'Gentlemen' (1993).

Debonair


Kiss the floor

Conjure me



Gentleman

martedì 13 marzo 2012

Calcolo integrale

Quando nel 1954 Edgard Varèse presentò Deserts previde la possibilità di eseguirla affiancata a nastri che avrebbero diffuso insieme all'opera musicale rumori registrati in fonderie, fabbriche, segherie di Philadelphia, poi manipolati elettronicamente. Il tessuto urbano entrava dall strade fin dentro il cuore della musica colta sradicando il silenzio asettico dei teatri.
Già in gioventù, era il 1927, aveva addirittura provato a farsi assumere Bell Telephone Laboratories pur di poter avere accesso alla possibilità di sperimentare nuovi suoni. Quella volta però aveva incassato un secco rifiuto.

Ma l'irrequieto Edgard Varèse nato francese e poi morto americano compose e teorizzò musica per tutta la vita attingendo al linguaggio della fisica e della matematica: sovrapponendo gli effetti delle masse sonore come risultanti vettoriali di campi elettrici. Varèse parlava continuamente di “collisioni”, “penetrazioni”, “repulsioni”, “trasmutazioni” di masse sonore come termini di un’ideale “liberazione del suono. 

Ionisation


Integrales


Poeme electronique

Nel 1958 la Philips, una fabbrica olandese di apparecchiature elettroniche, commissiona a Le Corbusier la progettazione di un padiglione alla Fiera di Bruxelles tale che fosse “una poesia dell’età elettronica”. L’architetto franco-svizzero invita Varèse a scrivere la musica per una fantasia di luci, colori, ritmi e suoni lunga otto minuti. Nelle intenzioni quella musica doveva rappresentare la “genesi del mondo”. Nasce così il Poème électronique, nastro a tre tracce (1958). Varèse, che ha settantatre anni, compone la maggior parte della musica direttamente su nastro magnetico. Con un generatore di impulsi vengono creati suoni di tamburo; una voce naturale di ragazza viene trattata elettronicamente. L’architettura sonora prevede la distribuzione dei suoni su quattrocento altoparlanti, che sono disposti in modo tale da creare un senso di dimensione spaziale. Lo spettatore può ascoltare il brano nella sua interezza indipendentemente dal momento dell’arrivo, semplicemente attraversando il padiglione. La musica diventa multidimensionale: non prevede più un ascolto frontale e si annullano i marcatori di tempo di inizio e fine.

lunedì 12 marzo 2012

La cara eccezione

Quando mi accingo a sentire di gruppi che si riformano e ritornano con qualche nuovo disco comincio a sudare freddo. Il timor panico di rimanere cocentissimamente deluso mi porta a costruire trincee degne della Grande Guerra con esuberi di filo spinato: il mio cuore ha il sacrosanto diritto di difendersi da rientri patetici e imbarazzanti. Meglio il silenzio e il ricordo dei bei tempi che furono.
Poi per fortuna ci sono le eccezioni come i Portishead, alfieri con Massive Attack e Tricky del trip-hop. Avevo amato visceralmente i loro due primi dischi Dummy (1994) e Portishead (1997) e aspettato un terzo disco che non arrivava mai.
Nel 2008 è poi arrivato Third: prova convincente che diceva che alla fine del duemila il sound di Bristol poteva ancora dire molto senza limitarsi a riproporre la vecchia calligrafia.

The rip


We carry on


Machine gun

domenica 11 marzo 2012

Piano con quelle cento mani

Era il 1971 quando il pianista jazz Keith Tippett si mise a capo di una folle big band di oltre cinquanta elementi, i Centipede, per dare forma a Septober Energy doppio LP che dalle sue quattro facciate tracimava un flusso ininterrotto di musica eseguita dalla crema del jazz-rock britannico. 

C'è Ian Carr dei Nucleus, Mongezi Feza, Mike Patto, l'onnipresente folletto Robert Wyatt, i crimsoniani Ian McDonald, Boz Burrell, Mark Charig e finanche Robert Fripp alla produzione.

E lo stesso Tippett in quegli anni oltre a dedicarsi ai suoi dischi solisti (in particolare "Dedicated to you but you weren't listening" con la presenza del solito Wyatt) parteciperà a tre dischi dei King Crimson dando un apporto fondamentale nel tanto jazzato Islands a giudizio di chi scrive una delle prove migliori della creatura di Fripp.

Centipede: Septober energy, part 1



Centipede: Septober energy, part 2



King Crimson:Formentera Lady



King Crimson: Islands

sabato 10 marzo 2012

Strategie oblique

Non perderò tempo a compilare una lista lunga e comunque sempre incompleta di tutti i dischi in cui è stato coinvolto Brian Eno come musicista o non musicista (quale egli si ritiene) o come produttore (capace di rivoluzionare suono e sorti di tutti i gruppi da lui affiancati). Prima di inventare la musica ambient con 'Music for airports' ha dato alle stampe una manciata di dischi rock in cui ha applicato le sue 'oblique strategies' tese a spiazzare continuamente l'ascoltatore con suoni anomali e trovate sempre nuove stranianti e ironiche.
Tra i dischi del periodo spicca 'Taking tiger mountain (by strategy)' dove sin dalla grafica dell'album tutto porta a una Cina esotica e futuribile.
Collaboratori come sempre d'eccezione per il nobile Eno, da Robert Wyatt a Phil Manzanera a Phil Collins.

The true wheel



Third uncle


Put a straw under baby


The great pretender

venerdì 9 marzo 2012

Orange

Mi è sempre risultato difficile pensare a un concerto dei Cure nella calma e soleggiata Orange, nel cuore della Provenza. E invece proprio qui, nello splendido, anche se in fondo palesemente finto, teatro romano (è stato completamente ricostruito nell'800 sfrattando le decine di famiglie che ci vivevano dentro) nell'agosto del 1986 si tenne il concerto immortalato nel film 'The Cure in Orange'.
Dopo aver fatto il soundcheck con una versione di 'Set the controls for the heart of the sun' dei Pink Floyd (echi di Pompei?) e la gag con Simon Gallup che toglie la parrucca a Robert Smith svelandone un'inconsueta capigliatura una scaletta che mescola il dark più ortodosso dei primi album alle prove più pop e ballabili dei non sempre irreprensibili dischi seguenti.

Peccato che ancora non ne sia stata fatta una versione in DVD. In più la versione integrale del concerto che girava su youtube è sparita: peggio per voi.

Close to me



Faith




giovedì 8 marzo 2012

Lava e zolfo

Adrian Maben dopo una giornata di visite al teatro romano di Pompei, si accorse di aver perso il portafogli e, convinto di averlo lasciato lì, ci ritornò la sera. Incantato dall'atmosfera misteriosa del teatro al buio e dalle inquietanti rovine decise che quello sarebbe stato il luogo ideale per il film concerto dei Pink Floyd.
Tra mille peripezie, compresa la storia di una prolunga gigantesca che si snodava dalle rovine romane al municipio della cittadina per portare corrente agli impianti sonori piantonata giorno e notte per evitare allacciamenti abusivi, nei primi giorni di ottobre si realizzò il film dove tra i protagonisti si segnala Mademoiselle Nobs, un levriero russo a interpretare magistralmente Seamus.

Careful with that axe, Eugene



Echoes




Mademoseille Nobs


mercoledì 7 marzo 2012

Attimi rubati

Le compilation generalmente mi danno l'orticaria. A questa però ci sono molto affezionato. 'Stolen moments: Red hot & cool' esce nel 1994 ed è un progetto i cui proventi andranno alla ricerca contro l'AIDS e vede coinvolti due generazioni: quella dei jazzisti della new thing (Pharoah Sanders, Alice Coltrane, Ron Carter, Reggie Workman, Donald Byrd, Branford Marsalis, Herbie Hancock, Don Cherry...) e quella dell'hip-hop (Guru, Michael Franti, MC Solaar, The Roots, The Pharcyde...). Insomma un'adonata oceanica per un disco in gran parte ben riuscito come amalgama e groove.

Guru + Ronald Byrd: Time is moving on



MC Solaar + Ron Carter: An ange en danger



Red Hot & Cool: Documentary film

martedì 6 marzo 2012

Il problema non è la caduta ma l'atterraggio

Mi piaceva tantissimo quella frase "Il problema non è la caduta ma l'atterraggio". Ma chi era l'Hubert citato da Frankie Hi-Nrg? Poi casualmente lo scoprii, ma era indubbiamente facile: era tratto da 'La haine (L'odio)', il film di Mathieu Kassovitz, vincitore del festival di Cannes del 1995. 
Il film mostra in un forte bianco e nero scontri nelle banlieu parigine dopo l'uccisione di un ragazzo da parte della polizia. A questo episodio, reale così come sono reali le immagini di molti degli scontri, si allacciano le vicende di tre ragazzi Vinz, Said e, appunto il nostro Hubert. Bella colonna sonora.

Frankie Hi-NRG MC: Autodafé



L'haine (scene iniziali, colonna sonora: Burnin' and lootin' di Bob Marley)

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.



Edith Piaf: Non, Je ne regrette rien + KRS One: Sound of da police + NTM: Assasin de la police

lunedì 5 marzo 2012

Nella vasca dei pesci

L'idea della olandese Konkurrent è molto semplice: chiudo per due giorni in uno studio di registrazione una band, meglio due e vedo cosa ne esce fuori. Così tra il 1996 e il 2009 sono usciti fuori quindici miniLP in cui gruppi noti e meno noti del panorama mondiale si sono divertiti a mischiare le carte in tavola: dai Sonic Youth a Christian Fennesz, dai Tortoise ai Motorpsycho, dai June of '44 ai Dirty Three et cetera et cetera.

Qui sul sito della Konkurrent l'intero pregevole catalogo:
http://www.konkurrent.nl/labels/fishtank.html

Motorpsycho + Jaga Jazzist Horns: Tristano



Sparklehorse + Fennesz: If my heart



Tortoise + The Ex: The lawn of the limp




Low + Dirty Three: Down by the river




domenica 4 marzo 2012

Giù il cappello

Ci deve essere qualcosa se non va se ti capita di cantare un pezzo in uno dei dischi più famosi (e venduti) dei Pink Floyd dopo che pure i Led Zeppelin ti dedicano una canzone del loro terzo superbo disco, quello della svolta folk-rock. Roy Harper folksinger eclettico e lunatico, giunge alla Harvest nel '69 con alle spalle già tre dischi ma il meglio deve ancora venire: 'Flat baroque and beserk' contiene la polemica e antirazzista 'I hate the white man', 'Stormcock' quattro lunghe tracce con il contributo alla chitarra di S. Flavius Mercurius ovvero Jimmy Page sotto mentite spoglie (gli Zeppelin incidevano per la concorrente Atlantic e dopo quel disco vorranno Harper con loro in tour.

Led Zeppelin: Hats off to (Roy) Harper



Pink Floyd: Have a cigar



Roy Harper: The same old rock



Roy Harper: Me and my woman

"Space is just an ashtrayFlesh is my best wheel The atmosphere's my highway And the landscape's my next meal"


sabato 3 marzo 2012

Il cugino De Andrade


“Una lanterna d’albergo. Il mare pieno zeppo di conchiglie.[..]
L’automobile tractracca per strada.
Il treno va guardando il Brasile.
Il Brasile è una Repubblica Federale piena di alberi e di gente che dice addio.
Poi tutti muoiono.”

Manifesto antropofago, 1928. Oswald De Andrade definisce l’arte brasiliana cannibale, capace di fagocitare le tante culture da cui ha preso vita il Brasile. Ha già scritto le ‘Memorie sentimentali’ e  da lì a poco realizzerà il ‘Serafim Ponte Grande’ un vero e proprio puzzle dove il lettore deve ricostruire il romanzo (?) attraverso la discontinuità dei tanti frammenti che formano il libro.

“Il paesaggio di questa capitale putrisce. Mi presento al lettore. Pelotarista. Personaggio dietro una vetrata. Impermeabile e galoches. Certi militari hanno cambiato la mia vita. Gloria agli uomini di fede! Là fuori, quando asciugherà la pioggia, ci sarà il sole.”

Serafim attraversa la rivoluzione paulista del 1924 e tiene un cannone nel cortile. Invito che Oswald De Andrade continuerà a ripetere ai proletari brasiliani dalle pagine del giornale ‘O homen livre’ negli anni precedenti alla rivoluzione (ancora un’altra!) del 1937. Personaggio vitalissimo, impegnato e anticonformista De Andrade, così presentato da Giuseppe Ungaretti nella prefazione alle ‘Memorie sentimentali di Giovanni Miramare’:

“Non so quale fosse la sposa che aveva impalmato in quei giorni, settima, undicesima oppure ventunesima. Non ebbero più donne Abramo, né Matusalemme né Noè messi insieme, che devono averne godute moltitudini per popolare o ripopolare questo pianetaccio, a differenza del povero Adamo che combinò tutto con la sola povera Eva, guai o miracoli che fossero, dipende dai pareri. Tra la moglie bambina e un quadro recente di Picasso che si baloccava tra le braccia, raccontava storie dell'altro mondo, un po' come fosse il Padre Eterno o il suo rivale da girarrosto. Aveva vissuto a Parigi, nababbo, non rastaquero, e vi aveva scoperto tutto, annusato tutte le puzze e tutti gli olezzi, fino al collo ficcato in tutte le trappole, uscendone indenne e bobo da bravo illusionista. Non aveva riportato in Brasile, sposa, come succedeva allora al sudamericano pingue di moneta quanto di corpo, la femmina che l'aveva adescato chissà in quale lupanare di Lutezia, carnosa, di connotati correggeschi già stuzzicante di libidine dal fugace adocchio.”

Fabrizio De André omaggio il suo quasi omonimo paulista nel disco ‘Le Nuvole’, album ricchissimo di rimandi vecchi e nuovi, sin dal titolo preso in prestito da Aristofane. Ne ‘La domenica delle salme’ c’è di tutto: c’è come detto De Andrade, c’è la caduta del muro di Berlino, ci sono le BR di Renato Curcio e la gamba amputata di Piero Maroncelli (compagno di Silvio Pellico al famigerato Spielberg). Una canzone che non esaurisce mai la sua carica di rimandi e sempre nuove possibili chiavi di lettura.

Le nuvole

La domenica delle salme


Don Raffaé


venerdì 2 marzo 2012

Zither

Lo zither è uno strumento a corde tradizionale diffuso tra l'Austria e la Germania. Anton Karas suonava lo zither solo perché l'aveva trovato in soffitta e non era abbastanza facoltoso da permettersi un organo. Inutile aggiungere che fu la sua fortuna.
Che arrivò quando lo notò in una taverna di Vienna il regista Carol Reed che stava girando 'The third man' un noir ambientato in quella capitale austriaca ancora semidistrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e divisa in zone controllate dagli eserciti alleati.

Karas, invitato a Londra per registrare la colonna sonora del film fu in pratica tenuto recluso da Reed in uno studio per quattordici ore al giorno per tre mesi salvo poi ricominciare daccapo quando un incendio mandò letteralmente in fumo buona parte dei nastri fin lì accumulati.

Il cero acceso nell'abbazia di Westminster dal regista e dal musicista viennese, una volta terminate tante fatiche, fu ben ripagato: il film, girato in uno splendido bianco e nero che gli varrà nel 1951 l'Oscar per la miglior fotografia e diventato famoso anche per le tante bizzarrie di Orson Welles (compresa la frase sugli orologi a cucù inserita a forza dall'istrionico attore nel copione del regista) trova nella musica dello zither il suo straordinario complemento.

Carol Reed: 'The third man', trailer



Anton Karas: 'The third man theme'



Orson Welles entra in scena



Orson Welles e gli orologi a cucù

“In Italia, per trent’anni sotto i Borgia, ci furono guerra, terrore, assassini e spargimenti di sangue, ma questi produssero Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera avevano amore fraterno, cinquecento anni di democrazia e pace, e che cosa produssero? L’orologio a cucù”