'Per gli animali', ha scritto Issac Bashevis Singer, 'ogni giorno è Treblinka'.
La colonna sonora di 'The animals film' fu affidata al genio militante di Robert Wyatt che, smesso il tono sognante (ma pur sempre ricco di inquietudini) dei suoi album, creò un vero incubo elettronico al servizio dellapellicola di Victor Schonfeld, triste e allucinante campionario di normali sevizie quotidiane inflitte a ogni specie animale.
Davidevic Kirlian era un semplice elettricista autodidatta di Krasnodar, in Unione Sovietica. Per imperizia, mentre riparava un generatore, fu colpito da una scossa elettrica. Avendo visto sprigionarsi dalla sua mano un arco elettrico colorato decise di ripetere l'esperienza e di immortalarla su una lastra fotografica. Scoprì che le parti del corpo umano fotografate emanavano un'aura addirittura di oclori diversi se utilizzava pellicole a colori. Di quello che è noto oggi come effetto Kirlian se ne appropriarono i pranoterapeuti per propagandare le loro teorie sui flussi di energia.
Kirlian photograph è anche il pezzo che apre il primo disco dei Cabaret Voltaire da Sheffield, alfieri di un post-punk dai connotati elettronici e industriali.
Nata come colonia penale, l'Australia è rimasta confinata ai margini anche musicalmente fino agli anni ottanta quando arrivarono in Europa i Dead Can Dance e, soprattutto, i Birthday Party di Nick Cave: a casa erano rimasti altri splendidi gruppi come i Died Pretty e i Church.
I 23 Skidoo esordiscono con 'Seven songs' nel 1982. La loro è musica industriale concepita per ballare. Servono a questo le corpose iniezioni di funk e ritmi esotici e quartomondisti alla Jon Hassell e Brian Eno. Negli anni '90 i Chemical Brothers campioneranno 'Coup' per la loro 'Block rockin' beats', un omaggio dovuto a un gruppo tra gli iniziatori di un genere.
Facendo le dovute i Nomadi stanno a Guccini come i Byrds a Bob Dylan: ovvero i primi hanno contribuito a sdoganare i secondi rallegrandone musicalmente i testi. Così nel primo album dei Nomadi, è il 1967, compaiono canzoni come 'Noi non ci saremo' e 'Dio è morto'. Nel '79 con Guccini danno vita a due concerti a Piumazzo e a Pavana immortalati nel disco 'Album concerto'.
Dio è morto
Auschtwitz
Noi non ci saremo
Statale 17
"Sulla strada di Kerouac era molto bello letto in italiano con i nomi americani: "Quella sera partimmo John, Dean ed io sulla vecchia Pontiac del ’55 del padre di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson"; porco cane! E poi lo traduci in italiano e in italiano dici "Quella sera partimmo sulla vecchia Fiat 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant'Anna Pelago". Non è la stessa cosa, gli americani ci fregano con la lingua."
Il chitarrista Hillel Slovak muore nel 1988. I Red Hot Chili Peppers corrono ai ripari trovando un altro chitarrista, il giovanissimo John Frusciante, appena diciottenne con cui pubblicano 'Mother's milk' e 'Blood Sugar Sex Magik'. Due gran dischi (per alcuni critici anche inferiori al funky selvaggio degli esordi 'Freaky stiley' e 'The uplift mofo party plan') seguito poi da una serie di prove da encefalogramma che più piatto non si può. Ma si può? Sì, per i soldi si può questo e altro.
Leggenda vuole che l'idea di formare la band nacque durante un concerto dei Jefferson Airplane al Matrix. Fu così che Jerry Slick, il fratello Derby e la moglie Grace, arruolato David Minor, chitarrista e cantante, il sassofonista Peter van Gelder e il bassista Bard Dupont diedero vita a The Great Society. Durarono poco più di un anno dal '65 a '66, non pubblicarono alcun disco ma abbastanza per mettere in luce il talento di Grace Slick che passò proprio ai suoi idoli Jefferson Airplane portando in dote le due future hit 'Somebody to love' e 'White rabbit'.
In genere ci si ricorda degli It's a beautiful day solo perchè l'inizio di uno dei pezzi più famosi dei Deep Purple 'Child in time' è una bella scopiazzatura della loro 'Bombay calling'. Ma il gruppo di San Francisco capitanato da David Laflamme, violinista, fu capace di sfornare un ottimo album grazie anche all'apporto della bella voce di Pattie Santos a metà strada tra Grace Slick e Janis Joplin. Era il 1969, poi seguirono un altro paio di dischi e un bel live alla Carnegie Hall.
"...it was one of the shocks of my life when we made that first record... and when they mixed it and the sound was terrible... I realized they had no respect for the music and the musicians."
Queste le parole di John McLaughlin a proposito di Emergency! il primo disco con i Lifetime del batterista Tony Williams. I tre, con loro c'è anche Larry Young all'organo, sono reduci dalle roventi registrazioni di 'Bitches brew' di Miles Davis. In due giorni tirano fuori un disco in cui al jazz elettrico di Miles si sovrappone un incendiario chitarrismo hendrixiano. Un disco in cui i tecnici del suono si affanneranno senza riuscirci a catturarne compiutamente gli impeti. Pochi mesi dopo il gruppo concede il bis: è la volta di '(Turn it over)' disco ancora incandescente con il prezioso contributo di Jack Bruce dei Cream. Poi lo scioglimento pare per problemi col manager di Williams. I Lifetime torneranno nel '71 con una nuova formazione e altre coordinate musicali molto distanti da quelle dei primi due dischi.
Non ho molta considerazione per la mia generazione, o meglio per quella mia generazione che passa attraverso certi libri e film. Ma in fondo in ogni tempo l'avrei vissuta così. Le istanze della giovinezza si tramutano in forme sclerotizzate degne dei resti fossili di dinosauri.
Nanni Moretti, Caro diario
Nel 1965 i Who danno alle stampe My generation, si fanno una cattiva fama distruggendo la strumentazione alla fine dei loro concerti. Fuori dai denti sono questi i Who che preferisco, trovo dischi come Tommy e Quadrophenia barocchi e tronfii. Ascoltate piuttosto il Live at Leeds, adrenalina pura.
Inseriti a torto nel calderone post-rock, gli australiani Dirty Three del violinista Warren Ellis, in seguito sodale di Nick Cave, hanno portato in musica scenari assolati e desertici. Dall'esordio di Sad and dangerous fino al capolavoro Ocean songs, un concept dedicato al mare, hanno portato avanti la loro esplorazione sonora in una continua tensione tra misticismo e depravazione.
Tutto è ridotto all'osso nella musica dei Madrigali Magri, o meglio alle Lische come titolava il disco d'esordio. In un territorio dove il blues viene spolpato e raschiato fino all'osso calcareo la voce di Giambeppe Succi è sempre al limite dell'udibilità: bisogna tendere l'orecchio per arrivare ai suoi testi. I Madrigali Magri non assalgono l'ascoltatore ma ne pretendono l'attenzione. Tre dischi e poi il silenzio che Succi riprendesse il discorso con i Bachi da Pietra.
Gli Swans di Michael Gira sono la traduzione in musica di un canovaccio di inferno e redenzione. Quando a tredici anni scappò di casa aveva già alle spalle periodi di detenzione per vari tipi di reato e aveva conosciuto le droghe. Questo vissuto violento e doloroso trovò sfogo nella musica dei Circus Mort prima e degli Swans dopo. Una musica che non offriva nessuna via di fuga fino all'incontro nel 1985 con Jane Jarboe che diventerà compagna e musa di Gira offrendo una controparte vocale al leader e chitarrista del gruppo. Nel 1987 esce il loro capolavoro Children of God, dove la voce eterea di Jarboe porta gli Swans in un territorio fiabesco sempre prossimo alla fine.
Il 28 gennaio del '66 si ritrovarono sul palco di Sanremo gli Yardbirds. Il presentatore dell'edizione, Mike Bongiorno, l'ineffabile gaffeur non trovò di meglio che tradurre il loro nome in "I gallinacci". Al leggendario gruppo inglese - alla chitarra c'era ancora Eric Clapton - toccò in sorte di cantare Paff... Bum di Lucio Dalla. Da lì a poco Clapton sarà sostituito da Jeff Beck e poi dopo un periodo convulso di convivenza da Jimmy Page entrato inizialmente come bassista e lesto a fagocitare il gruppo che diventerà, svuotato di tutti i membri originari prima New Yardbirds e poi Led Zeppelin. Immortale e presaga la scena del film Blow-up di Michelangelo Antonioni, dove, mentre eseguono Train kept a rollin' (qui intitolata Stroll on), Jeff Beck spacca la chitarra e la lancia al pubblico. Ma non si limiterà alla finzione cinematografica l'astio tra i due chitarristi con Beck che accuserà Page di plagio. Ma in fondo la qualità primigenia dei Led Zeppelin era quella: rubacchiare a destra e a manca riff e idee e riproporle con una freschezza e una fisicità senza pari.
A Certain Ratio: piedi ben saldi alla Hacienda di Manchester e in testa il funky newyorkese dei Talking Heads. Il timbro del cantante Jez Kerr è troppo vicino al fresco fantasma di Ian Curtis e il produttore Martin Hannett ne approfitta per tamponare il vuoto lasciato dai Joy Division nel catalogo della Factory: ne nasce l'album "To each..." quasi mai eseguito dal vivo eppure riconosciuto dalla critica come loro miglior prova su disco. Questo perché il gruppo predilige una musica più fisica e viscerale come risulterà più evidente nei dischi successivi.
La copertina del primo disco dei Nucleus di Ian Carr è eloquente: un magma ribollente che squarcia il fondo nero. E ad ascoltarlo la sensazione rimane la stessa. Un ibrido di jazz e rock, o meglio, come titolava il loro primo disco un "Elastic rock" il cui nucleo è la tromba davisiana di Ian Carr e attorno al quale ruotano fior di musicisti spesso coinvolti in un andirivieni dai Soft Machine.
"The atmosphere's strange / Out on the town / Music for pleasure? / It's not music no more / Music to dance to... / Music to move? / This is music to march to! / Do a wardance"
Non c'era molto di cui compiacersinella turbolenta Inghilterra del post-punk. E i Killing Joke arrivarono a mettere ulteriore benzina sul fuoco. Nacquero dall'incontro, leggenda vuole in un ufficio di collocamento londinese, di giovanni disoccupati e arrabbiati. Nel marzo del 1980 uscì il singolo 'Wardance', in copertina Fred Astaire che balla sulle macerie. Poi il primo album, con un'altra copertina programmatica, immagini di scontri sociali in un bianco e nero molto saturo e una serie di pezzi al vetriolo. Ci vorranno altri album prima che le vampe dell'esordio comincino a essere meno minacciose.
Wardance
Requiem
The wait «Odd awakening / The silence grows / Screams outside / Distortion shows / New jump force / Bad bad billys / It's just another vine / Of distorted greed»
Nel film di Paolo Sorrentino 'Le conseguenze dell'amore' c'è un dialogo, che trovo splendido, tra il protagonista e il fratello sul valore e il significato dell'amicizia.
Tra i tanti concept-album della storia del rock 'Three Friends' dei Gentle Giant è tra i più semplici: tre amici che hanno diviso i giorni di scuola si ritrovano dopo anni e si raccontano le loro esperienze personali. Il primo è diventato operaio, il secondo pittore, il terzo un 'white collar' che 'dà e riceve ordini'. Ognuno si confronta con sogni infranti e rimpianti. Quel che resta è l'amicizia, il cui riverbero, seppure lontano - come accade nel film di Sorrentino - rimarrà sempre vivo.
"Once three friends / Sweet in sadness / Now part of their past. / In the end / Full of gladness / Went from class to class."
Funk e psichedelia, la sigla Funkadelic dice già tutto. E il titolo del secondo disco ribadisce il concetto "Free your mind and your ass will follow". La chitarra hendrixiana di Eddie Hazel furoreggia nei primi tre dischi sicuramente i migliori della band di George Clinton.
"Moanin' in the moonlight" esce nel 1959 per l'etichetta Chess. In copertina c'è un lupo che ulula: il blues agreste e campagnolo del delta del Mississipi è risalito verso le periferie metropolitane raccogliendo tutte le inquietudini e il malessere delle classi nere operaie. E' il primo album di Howlin' Wolf, un imponente omone sulla soglia dei cinquant'anni che porta da decenni il suo blues in ogni angolo d'America senza mai tradirne lo spirito. Ne lo tradirà in seguito. Arrivando anche a ripudiare un disco come quello registrato nel '71 a Londra quando si presentarono in pellegrinaggio alle sessions fior di musicisti come Eric Clapton, Steve Winwood, Ringo Starr, Bill Wyman e Charlie Watts.
In quella miniera d'oro che è il catalogo Vertigo e che va dall'esordio dei Black Sabbath a quello dei Kraftwerk ci sono anche gli sfortunatissimi Patto. I primi due dischi 'Patto' (1970) e 'Hold your fire' (1971) traboccano musica torrida e piena di fantasia. Progressive, blues, funky. La Vertigo li scaricò per le scarse vendite. Riuscirono a incidere un ultimo disco per la Island e poi si sciolsero. Ma il peggio doveva ancora venire: nel '79 il cantante Mike Patto muore di leucemia, nel '92 è la volta del chitarrista Ollie Halsall, vittima di un'overdose. Gli altri due membri del quartetto, il bassista Clive Griffiths e il batterista John Halsey finiscono coinvolti in un incidente d'auto: il primo rimane semiparalizzato e con danni tali da non ricordare neppure la sua permanenza nel gruppo, il secondo, pur riportando seri danni permanenti, è l'unico capace di portare avanti la memoria dei Patto, alfieri minori del rock britannico.
Ascoltate , 'Hunted down', anno 1987: non è un granché, ma in sintesi c'è già tutto il grunge che verrà.
Purtroppo per ogni musicista arriva l'età in cui o sfondi e campi di rendita oppure smetti e ti trovi un lavoro serio. Se sei a metà del guado e hai una famiglia da mantenere rischi di dover cedere a compromessi con i discografici e sfornare squallide minestre riscaldate o addirittura precotte e pure predigerite. Chris Cornell purtroppo ha due mogli da mantenere e un po' di figli. Sentire i suoi ultimi lavori solisti è imbarazzante. Estremamente imbarazzante.
Già mi ero dovuto fare piacere 'Down on the upside', ultima prova discografica dei Soundgarden, gruppo amatissimo. Impossibile digerire il resto, Audioslave compresi (esempio massimo di come si può rovinare la reputazione di due grandi gruppi, Soundgarden e Rage Against The Machine in un colpo solo). Meglio tornare a quei primi vagiti provenienti da Seattle: Screaming Life, Ultramega OK, Louder than love, l'EP palindromo Satanoscillatemymetallicsonatas, Badmotorfinger, fino a quel Superunknown ideale punto di non ritorno con la famosa 'Black hole sun' ad ammonire già che non era più conveniente (alle proprie tasche) essere sporchi e cattivi.
Jello Biafra dei Dead Kennedys con il consueto malefico sarcasmo auspicava per i ragazzotti dell'upper class americana una vacanza in Cambogia nei campi di rieducazione di Pol Pot.
Più o meno farei lo stesso con la quasi totalità dei rapper e degli hip-hopper all'amatriciana o alle vongole del nostro (neppure tanto) belpaese. Gente che nel migliore dei casi è sfuggita alla più corroborante attività fisica legata all'uso della zappa e della vanga ed è stata lasciata libera di violentare la grammatica italiana.
Uno dei pochi dischi che invece salverei a occhi chiusi è Conflitto degli Assalti Frontali, un disco in cui pesa la presenza musicale dei Brutopop ("La teoria del frigo vuoto" del 1998, è un piccolo gioiellino strumentale) e la produzione di Don Zientara (direttamente dalla Dischord, l'etichetta dei Fugazi).
“Da giovane, sarà stato il 1955-56, ero abbonato alla Cineteca di Genova, ci andavamo tutti i sabati io e Fabrizio De Andrè. Ci infliggevamo dei classici terribili, il Dies Irae di Dreyer e L' uomo di Aran di Flaherty, certi film cecoslovacchi. Titoli cult da vedere, o non eri à la page. Eravamo influenzati dal comportamento di una certa sinistra che pensava che noi, che andavamo al cineforum, eravamo gli intellettuali”.
“La battuta sulla Potëmkin m’è venuta in mente proprio durante un dibattito, mi sono immaginato il boato di applausi, l'esplosione di risate non contenibili, la liberazione del pubblico. Ma, attenzione, quella battuta non era la vendetta dei non intellettuali. È stata la prima ribellione contro i nuovi intellettuali. Suggeriva ironia su cose che erano tabù intoccabili della sinistra, è stata la prima incrinatura a un sinistrismo quasi religioso. La crisi del comunismo è iniziata da lì”.(Paolo Villaggio)
E così come il film di Ejsenstejn ci sono dischi che vista la caratura dei personaggi non si possono discutere. uno di questi è "Metal machine music" di Lou Reed: un caos di feedback che si ripete quasi ostinatamente per quattro facciate di LP per oltre un'ora di noia. Per alcuni fu la vendetta di Lou contro la casa discografica che l'aveva costretto al fiacco e commerciale 'Sally can't dance' (lo stesso dichiarò: «Odio quel disco: è noioso. Ti immagini cosa voglia dire aver fatto uscire quella roba a mio nome? Tingermi i capelli di biondo e tutte quelle stronzate? L'hanno voluto loro e io li ho accontentati."Sally Can't Dance"è entrato nella Top Ten senza nemmeno un singolo degno di questo nome, e io mi sono detto: Oddio che merdata...Io amo i vecchi dischi dei Velvet. Non mi piacciono i dischi di Lou Reed».
Per altri fu un capolavoro, anzi il capolavoro. E scomodarono paragoni con la musica classica e quella d'avanguardia. A sproposito. Molto a sproposito. Perché solo chi, per primo, inscatola la propria cacca e la spaccia come 'merda d'artista' può fregiarsi, a ragione, del titolo di genio. Di tutti gli altri si può dire solo che hanno inscatolato cacca. Come per una volta ha fatto anche un grandissimo come Lou Reed.
"It's awfully considerate of you to think of me there / and I'm most obliged to you for making it clear / that I'm not there"
Sappiate che è inutile negare l'innegabile: i Pink Floyd sono cominciati e finiti con Syd Barrett. Il resto è buona musica (spesso anche ottima) ma niente di più. Syd nacque il giorno dell'epifania del '46. Epifania vuol dire 'rendere manifesto'. Ecco, il mio incontro con Syd Barrett rappresenta una vera e propria epifania. 'The piper at the gates of dawn' l'incontro accecante, la fantasia che corre verso l'orizzonte della follia e della disperazione allucinata dei dischi solisti. Troppo pochi e così parte la caccia alle pagliuzze d'oro perse qua e là: i primi singoli, i demo, i ritagli di studio che dove per altri musicisti sono poco più che spazzatura qui sono piccole gemme da conservare gelosamente.
Scream thy last scream (outtake)
Arnold Layne (singolo)
Jugband blues (ultimo pezzo scritto per i Pink Floyd)
Questo verso di Neil Young fu l'ultimo commiato di Kurt Cobain prima di liberarsi dalla condizione di ostaggio inerme in cui era caduto. Non avrebbe potuto comunque evitare che i suoi riff sarebbero presto finiti a fare da sottofondo alla pubblicità di una nota marca di assorbenti.
Chi, per fortuna non è mai caduto ostaggio di nessuno è stato il cantautore canadese, il cui contributo al grunge non si è limitato al mero uso delle camicie di flanella a quadri. Dopo la morte di Cobain Neil Young ha dato alle stampe due ottimi e ispiratissimi album: 'Sleeps with angels' dedicato proprio al cantante dei Nirvana e 'Mirrorball' dove al posto dei fidi Crazy Horse ci sono i Pearl Jam che si mettono devotamente al suo servizio mettendo a segno un album che straborda di muri chitarristici.
Sleeps with angels
"She moved around / from town to town / Too late / He sleeps with angels / Too soon"
I'm the Ocean
"Need distraction / Need romance and candlelight / Need random violence / Need entertainment tonight / Need the evidence / Want the testimony of / Expert witnesses / On the brutal crimes of love"
Scenery "Home of the brave, that's where heroes need protection / Media image slaves live by random selection / You sell your heart but that's not the price of freedom / Where things are useful only when you need them" Long road
"I have wished for so long... / How I wish for you again"