L’uomo degli acronimi è pronto a tornare con un disco che sarà prodotto non da un’etichetta discografica ma attraverso il crowdfunding,
una raccolta fondi tra i fan attraverso il sito internet di
musicraiser.com. Il disco non sarà venduto nei negozi ma spedito solo a
coloro che entro il prossimo 12 febbraio parteciperanno al progetto.
L’uomo degli acronimi è Gianni Maroccolo, il disco “vdb23/nulla è andato perso”
è un rimando tanto agli inizi musicali nella cantina/sala prove di via
dei Bardi 32 di Firenze quanto all’ultima esperienza con i Deproducers
dove, insieme ad altri produttori di grido, accompagna su un sottofondo
molto kraut-rock le conferenze dell’astronomo Fabio Peri (e vdB23 è per
l’appunto una nebulosa della costellazione del Toro).
L’uomo degli acronimi ha indossato la divisa dei due più importanti gruppi italiani degli anni ottanta: l’incrocio tra le due esperienze avvenne nel marzo del 1989 quando Litfiba, CCCP Fedeli alla Linea e Rats
(gruppo che visse un breve periodo di celebrità nei primi anni novanta
grazie all’album “Indiani Padani”) tennero due storici concerti a Mosca
e a Leningrado. Il muro di Berlino non era ancora caduto ma aveva gli
stessi giorni contati dei due gruppi dilaniati da problemi interni e che
portarono in seguito al passaggio nei CCCP di Gianni Maroccolo e con
lui di Giorgio Canali (fonico), Francesco Magnelli (arrangiatore) e Ringo De Palma
(batterista). Quest’ultimo morirà, stroncato da un’overdose subito dopo
avere ultimato la registrazione di Annarella, canzone che chiude,
“Epica, Etica, Etnica, Pathos” ultimo disco dei CCCP e dalle cui ceneri
nasceranno prima il Consorzio dei Suonatori Indipendenti (C.S.I.) e poi i Per Grazia Ricevuta (P.G.R.).
Con Giovanni Lindo Ferretti,
voce carismatica del gruppo punk filo-sovietico, oramai ritirato tra le
montagne della sua Cerreto Alpi la storia sembrava a questo punto
conclusa. Ma era solo il fuoco che covava sotto la cenere perché forte
era l’impronta lasciata nel panorama musicale italiano: così troviamo in
questi ultimi mesi Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni
(l’altro storico fondatore della band) in tour, ognuno per proprio
conto, a riproporre il repertorio storico del gruppo. Nel frattempo,
dopo un concerto in memoria di Ringo, i Litfiba annunciano un Trilogia
Tour che a inizio 2013 porterà in giro per la penisola i brani dei primi
tre dischi con la line-up originale con Aiazzi alle tastiere, Maroccolo al basso, il solito Canali come fonico e il batterista dei suoi Rossofuoco Luca Martelli, vera macchina da palco, a sostituire l’indimenticato Ringo.
Per chi ha conosciuto i Litfiba da “El Diablo” in poi,
una stagione che non esito a definire imbarazzante, una grande
occasione per riscoprire un gruppo che seppur riallacciandosi fuori
tempo massimo alle sonorità darkwave e post-punk era riuscito a
sviluppare un percorso originale e creativo in dischi come “Desaparecido”, “17 Re”, “Litfiba 3″ (senza dimenticare piccole gemme come “Eneide di Krypton”, “Transea”, “Yassassin” e altre mai incise ma facilmente reperibili in rete).
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