Nel periodo natalizio si intensifica il profluvio di ristampe e
cofanetti deluxe, superdeluxe e ipermegastragalatticodeluxe, il cui
valore, nove volte su dieci, si limita se va bene al packaging e se va
male a semplice paccottiglia indifferenziata. Si celano però anche delle
belle ghiottonerie. È il caso di questo ‘Live at Hull’ dei Who rimasto per anni come un mitico reperto perduto e vagheggiato da ogni fan. Il sottoscritto in primis.
I dischi in studio dei Who non sono certo alla pari dei grandi coevi album di Beatles e Rolling Stones,
spesso tronfi e pretenziosi ma i loro anthem non temono confronti e
sfido chiunque a rimanere impassibile in una qualunque esecuzione di ‘My generation’,
al termine della quale i nostri procedevano a distruggere tutta la loro
strumentazione (si racconta che per anni tutti i loro magri guadagni
siano serviti a ripianare i debiti fatti per ricomprare ogni volta
chitarre e amplificatori).
Perché era così importante questo concerto?
Presto detto: nel 1970 i Who decisero di registrare un live e
pianificarono due concerti nel Nord operaio e proletario
dell’Inghilterra, uno di riscaldamento a Leeds e uno ad Hull il giorno
seguente che sarebbe, nelle intenzioni, finito sul disco. Ma il nastro
del secondo concerto non si rivelò valido per un problema tecnico e sul
disco ci finì quello del giorno prima e diventò appunto quel ‘Live at Leeds’
unanimamente considerato uno dei più grandi live di tutti i tempi (e
per chi scrive finirebbe senza problemi su un ideale podio con il ‘Made in Japan’ dei Deep Purple e il ‘Live Dead’ dei Grateful Dead).
Ovvio che la curiosità di mettere le orecchie in quel concerto di Hull
che a detta di Pete Townsend e soci era addirittura superiore era tanta.
Le moderne tecnologie digitali sono state in
grado di restaurare il concerto di Hull restituendocelo in due dischi
dove nel primo trionfano i classici del gruppo e nel secondo viene
proposto integralmente una Tommy che, spurgata da tanti fronzoli e
barocchismi inutili, ne guadagna in pathos e potenza.
A questo punto la domanda delle cento pistole: ma è veramente più bello del famoso gemello?
Ai lettori del post l’ardua sentenza.
Io personalmente dico di no ma solo perché manca il fascino della prima
volta ma ne consiglio a tutti l’ascolto e la possibilità di fare un
bellissimo salto indietro nel tempo.
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