domenica 31 agosto 2008

Via Paolo Fabbri 43


Fra krapfen e boiate le ore strane son volate,
grasso l'autobus m'insegue lungo il viale.
E l'alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia,
scoppia il mondo fuori porta San Vitale.
E in via Petroni si svegliano, preparano libri e caffè,
e io danzo con Snoopy e con Linus un tango argentino col casqué.
Se fossi più gatto, se fossi un po' più vagabondo,
vedrei in questo sole, vedrei dentro l'alba e nel mondo,
ma c'è da sporcarsi il vestito e c'è da sgualcire il gilè,
che mamma mi trovi pulito qui all'alba in via Fabbri 43!
I geni musicali preannunciati dai giornali hanno officiato
e i sacri versi hanno cantati,
le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono,
son poeti, santi, taumaturghi e vati.
Con gioia e tremore li seguo dal fondo della mia città,
poi chiusa la soglia do sfogo alla mia turpe voglia: ascolto Bach!
Se solo affrontassi la mia vita come la morte
avrei clown, giannizzeri, nani a stupir la tua corte,
ma voci imperiose mi chiamano e devo tornare perché
ho un posto da vecchio giullare qui in via Paolo Fabbri 43.
Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali,
poi stremati fanno cure di cinismo,
son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi
solo se si parla di strutturalismo.
In fondo mi sono simpatici,
da quando ho incontrato Descartes,
ma pensa se le canzonette me le recensisse Ronald Barthes.
Se fossi accademico, fossi maestro o dottore
ti insignirei in toga di 15 lauree ad honorem,
ma a scuola ero scarso in latino
e il pop non è fatto per me,
ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43.
Jorge Luis Borges mi ha promesso l'altra notte
di parlar personalmente col persiano,
ma il cielo dei poeti è un po' affollato in questi tempi,
forse avrò un posto da usciere o da scrivano.
Dovrò lucidare i suoi specchi,
trascriver quartine a Kayyam,
ma un lauro, (da genio minore) per me, sul suo onore, non mancherà.
Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte,
farei fuochi greci e girandole per la tua fronte,
ma sai cos'io pensi del tempo, e lui cosa pensa di me:
sii saggia come io son contento qui in via Paolo Fabbri 43.
La piccola infelice si è incontrata con Alice
ad un summit per il canto popolare.
Marinella non c'era, fa la vita in balera,
ed ha altro per la testa a cui pensare.
Ma i miei ubriachi non cambiano,
soltanto ora bevon di più,
e il frate non certo la smette per fare lo speaker in TV.
Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello
avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello,
ma anche i miei eroi sono poveri,
si chiedono troppi perché,
già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43.
Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati
van scialando sulle strade bionde e fretta.
Personalmente austero vesto in blu perché odio il nero
e ho paura anche di andare in bicicletta.
Scartato alla leva del jet-set,
non piango, ma compro le Clark,
se devo emigrare in America come mio nonno prendo il tram.
Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli
farei con parole ghirlande da ornarti i capelli!
Ma madri e morali mi chiudono, ritorno a giocare da me,
do un party, con gatti e poeti, qui all'alba in via Fabbri 43.

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