"Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Franz Kafka ritorna a via Celetná
(Zeltnergasse) a casa sua, con bombetta, vestito di nero. Ancor oggi,
ogni notte, Jaroslav Hasek, in qualche taverna, proclama ai compagni di
gozzoviglia che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può
raggiungere solo nell’obbedienza. Praga vive ancora nel segno di questi
due scrittori, che meglio di altri hanno espresso la sua condanna senza
rimedio, e perciò il suo malessere, il suo malumore, i ripieghi della
sua astuzia, la sua finzione, la sua ironia carceraria".
Il mio immaginario letterario di Praga è modellato sulla "Praga magica" di Angelo Maria Ripellino. E quello musicale? Finora era mancato. Ora invece c'è, sotto forma di un'ottimo jazz-rock, si chiama "Coniuncto" dei Blue Effect & Jazz Q Praha, anno 1970.
"Ma le cose si fanno funeste, quando è il Golem, l’argilla imbecille, ad
imbertonirsi. Odor di cunno risveglia anche il limo, dentro le brache
dell’orco si accende la mostruosa candela. E che tetraggine gufesca, che
sentore di apocalisse in questa libidine. Si chiami Esther o Golde o
Mirjam o Abigail, la figlia civetta del rabbi desta le voglie del grosso
mandrone di luto. È conseguenza delle sue brame lascive l’ansia che lo
bistratta, di uscire dalla condizione d’automa, di avere un’anima umana".