martedì 11 marzo 2014

Vamos caballeros


Don Caballero, da Pittsburgh. Un batterista soprannominato Mr. Octopus al secolo Damon Che Fitzgerald e corde arroventate di basso e chitarre, in numero di due. Almeno tre dischi di livello eccelso come 'For respect' (1993), '2' (1995) e 'What burns bever returns' (1998). Math-rock, se vi piacciono le etichette.

)

)

lunedì 10 marzo 2014

Indicazioni stradali sparse per terra


L'esperienza del Consorzio Suonatori Indipendenti si chiuse con due compilazioni di inediti, live, rarità d'eterogenea provenienza e qualità. Uno degli episodi migliori è frutto di un'estemporanea performance 'L'Apocalisse di Giovanni', un lungo recitativo di Giovanni Lindo Ferretti tratto da uno scritto del poeta bosniaco e regista del Lik Teatar Nedzad Maksumic, un piccolo vademecum per vivere e sopravvivere nei tragici tempi di guerra delle guerre balcaniche.



INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA

Era un anno fertile per il grano come mai in passato, era tutto in abbondanza... Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l'anima a Dio.

Nel giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con sè la polvere dei deserti d’oltre mare. I vecchi dissero: ci sarà la guerra!

Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulla. Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! Solo cantammo per intere giornate, fino a restare senza voce1 per poter consumare tutte le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata dal tempo.

1. Quando intravvedono il primo cadavere per la strada1 le persone voltano la testa, vomitano e perdono i sensi. Senti il tremore per primo nelle ginocchia, poi ti manca l’aria, ti gira la testa. Sono di aiuto in questi casi l’acqua fredda, leggeri schiaffi. Se lo svenuto non rinviene, sdraialo sulla schiena e sollevagli le gambe in aria. Se il cadavere di quel giorno era un suo parente o comunque un vicino, non permettergli di avvicinarsi e di guardarlo. Le ferite causate dalle granate sono in genere causa di un nuovo svenimento. E non si ha tanto tempo a disposizione. E’ raccomandabile piangere, fa bene al cuore. Ma neppure per questo c’è tanto tempo a disposizione.

2. Se la città è in stato d'assedio, occorre mandare i più coraggiosi a tentare di portare i sacchi di plastica opachi per i cadaveri. Se questi non tornano, bisogna avvolgere i morti in lenzuoli bianchi. Non è raccomandabile seppellirli senza. Ciò fa diffondere il panico e la paura della morte diventa facilmente la paura di finire sepolti allo stesso modo

3. La sepoltura si svolge di notte, per motivi di sicurezza. Perciò, prima della sepoltura, bisogna accertarsi per bene dell'identità del defunto. Nel caso di corpi dilaniati, bisogna stabilire con precisione i pezzi che appartengono a ciascun corpo. Se si verificano ugualmente degli errori, è meglio evitare di ammetterlo successivamente. Tanto per i morti è lo stesso. Se vicino alla persona che è stata sepolta, sul posto dell'uccisione, si trovano altre parti di corpo, e si è però già provveduto alla sepoltura, non bisogna gettare i resti nella spazzatura, poiché lì in genere si radunano i cani affamati. La cosa migliore, se si ha tempo e voglia, è di raccogliere in un sacchetto tutto quel che è rimasto e di seppellirlo in superficie vicino alla tomba. Bisogna stare attenti che non se ne accorgano i famigliari, perché loro concepiscono li cadavere come un tutt’uno e tale frammentazione rappresenterebbe per loro una ulteriore dolorosa frustrazione.

4. In guerra nessuno è matto. O almeno ciò non si può asserire nei confronti di nessuno. Molti di quelli che erano matti prima della guerra, in guerra si mettono in mostra molto bene. Come combattenti coraggiosi, convinti delle idee dei loro capi.

5. In guerra nessuno è intelligente. Non devi credere alla verità di nessuno. Le lunghe disquisizioni sull'insensatezza della guerra dei professori di una volta, in un batter d’occhio si trasformano in un selvaggio grido di guerra, appena egli viene a conoscenza del fatto che il suo bambino gli è morto per la strada.

6. Non ricordarti di nulla. Prova a dormire senza sonno. Devi ornarti di amuleti. Abbi fede nel fatto che ti aiuteranno. Abbi fede in qualsiasi segno. Ascolta attentamente il tuo ventre. Agisci secondo le tue sensazioni. Se pensi che non bisogna camminare per quella strada, allora vai per un’altra.

7. Non avere paura di niente. La paura genera nuova paura. Ti blocca. Devi credere fermamente di essere stato prescelto a restare vivo.

8. Non lasciare lavori compiuti a metà. Salda i debiti. Devi essere pulito. Non fare nuove amIcizie. Già con quelle vecchie avrai abbastanza preoccupazioni

9. Proteggi i ricordi, le fotografie, le prove scritte del fatto che sei esistito. Se tutto brucia, se perdi tutto, se ti prendono tutto... dovrai dimostrare anche a te stesso che una volta eri. Ammassa tutto nei sacchi di plastica, seppellisci nella terra, mura nelle pareti, nascondi, e solo ai tuoi più cari svela la mappa per raggiungere il tesoro.

1O. Non ti legare alle cose, alla terra, ai muri, alle case, ai gioielli, alle automobili, agli oggetti d’arte, alle biblioteche... Trasforma in denaro tutto ciò che ha ancora un prezzo. E tuttavia, non legarti in alcun modo al denaro. Appena puoi. scambialo con la tua libertà.

11. Adoperati per il bene delle persone. Sempre. Il più delle volte non lo meritano, ma tu fallo ugualmente. Non aspettarti alcuna riconoscenza. Non chiedere per chi fai il bene. Non legarti alle tue azioni.

12. Non dire ciò che pensi. Non essere così stupido a tal punto. Perché appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare.

13. Se ti imbatti nel pericolo, non essere coraggioso, anche spinto dalla disperazione. Tenta di sopravvivere. Fai tutto quanto è nelle tue possibilità. Soltanto devi stare attento a non mettere altri in pericolo con i tuoi tentativi. Finché non sei morto sei vivo. Sembra comprensibile. Non togliertelo mai dalla testa. Se devi sacrificarti, fallo per le persone cui vuoi bene, non farlo mai, in nessun modo, per delle idee. Il tuo sacrificio verrà giudicato dagli altri sempre in maniera scorretta, a seconda della loro coscienza e della loro prospettiva. Le idee passeranno, si rovineranno1 diventeranno comiche. Se resti vivo, vedrai quanto sarà difficile continuare a credere in loro.

14. Non supplicare per nessun motivo. Non supplicare nessuno. Neanche se c’è di mezzo la vita. E’ una questioni di buon gusto. Pensa solo cosa vuol dire vivere sullo stesso pianeta con una persona che ti ha risparmiato la vita.

15. Non devi metterti a capo di nessuno. Per nessuna ragione. Quando ti volti a cercare aiuto, dietro a te non ci sarà nessuno. Non fare affidamento su nessuno, ma non sottrarti al fatto che quelli che ami fanno affidamento su di te. Questo è salutare anche per te. Devi sapere: perché? Gli obiettivi non devono essere grandi, in nessuno modo di carattere generale. Conoscevo una persona che per tutto il tempo ha desiderato dl bere una birra. E' vero: non ci è riuscito, ma era splendido vivere desiderandolo.

16. Non devi stupirti di nulla. Di ogni possibile prodigio. Non devi farti deprimere da nessuna cosa. Anche prima erano tutti fatti così, solo che le condizioni erano diverse da quelle di adesso. Questa è la prima occasione per mettersi alla prova. Così tanti sono delusi da se stessi chi in confronto la tua delusione è un nonnulla. Se qualcuno ti tradisce una volta, non lasciargli la possibilità di farlo un'altra volta.

17. Cerca di essere sempre prudente. Se hai bisogno di una buca in cui ripararti, scavatela da solo. Se qualcun altro lo fa per te, la buca potrebbe rivelarsi troppo piccola.

18. Non hai il diritto di adirarti con nessuno. E tuttavia, non devi dimenticare nulla. Quando tutto è finito, decidi di cosa non vuoi più ricordarti. Se tutto è passato. Non dimenticare gli esami che alcuni non hanno superato.

19. E però, non fondarti su questo. Non aspettare l’occasione per poterti rivalere. La vendetta ti dive essere estranea. Una questione che appartiene ad altri. Se sopravvivi, vivi per te e per quelli che sono sopravvissuti insieme a te.

20. E ancora, non credere mai di essere il Signore della Verità. Nessuno lo è. A te è sembrata in questo modo. A un altro è sembrata diversamente. Mantieni per te il pezzetto della tua verità. Servirà soltanto a te. Rinuncia al diritto di scrivere la storia dell’assedio. Non contrapporti ai nomi di quei morti che sono stati scelti come eroi. Non sperare di riuscire a mettere a posto qualcosa, neanche una ingiustizia rimasta in sospeso. In quel momento, quando hai intravisto il primo cadavere sulla strada, la storia dei dopoguerra era già stata scritta. Poi ci metteranno solo i nomi delle persone, delle città1 delle montagne, i baluardi che si sono gloriosamente difesi e i baluardi che sono gloriosamente caduti. Non c’è posto qui per la tua verità.

Ora che sai tutto questo, prova a proteggere te stesso e forse a salvarti la testa. Se non ti riesce, almeno non ti annoierai.
(Nedzad Maksumic)

domenica 9 marzo 2014

Made in Japan


Musicalmente dici 'Made in Japan' e subito pensi al live dei Deep Purple registrato nell'agosto del '72 a Tokyo e Osaka ma il disco dei campioni dell'hard-rock britannico arrivò secondo quell'anno visto che pochi mesi prima un altra band aveva registrato in Canada un disco omonimo rivendicando le proprie origini nipponiche: erano la Flower Travellin' Band la cui discografia merita sicuramente l'ascolto dall'esordio ricco di cover al fulmicotone di 'Anywhere' (e dalla mitica copertina con i componenti del gruppo nudi sulle motociclette) del 1970 passando per 'Satori' nel 1971 fino all'epilogo di 'Make up' del 1973.

Flower Travellin' Band: Black Sabbath



Flower Travellin' Band: Kamikaze + Heaven & Hell




Deep Purple: Made in Japan



sabato 8 marzo 2014

La cognizione degli elettrologi




"Fra le ville della costa di San Juan, lungo lo stradone del Prado, (saettavano i rimandi rossi dei loro vetri avverso il taciturno crepuscolo), c'era anche, piuttosto sciatta, e ad un tempo stranamente allampanata, Villa Maria Giu­seppina; di proprietà Bertoloni. Il crepuscolo, e il suo fron­te malinconioso e lontano, appariva striato, ad ora ad ora, da lunghe rughe orizzontali, di cenere e di sanguigno. La villa aveva due torri, e due parafulmini, alle due estremità d'un corpo centrale basso e lungo; tanto da far pensare a due giraffe sorelle-siamesi, o incorporàtesi l'una nell'altra dopo un incontro a culo indietro seguito da unificazione dei deretani. Dei due parafulmini, l'uno pareva stesse me­ditando un suo speciale malestro verso nord-ovest, oh! una trovata: ma diabolicamente funzionale: e l'altro la stessa precisa cosa a sud-est; e cioè d'infilare il fulmine, non ap­pena gli venisse a tiro, sul « confinante » di destra: e l'al­tro invece su quello di sinistra: rispettivamente Villa Enri­chetta e Villa Antonietta. Accoccolate lí sotto, in positura assai vereconda, e un po' subalterna rispetto alle due prò­tesi di Villa Giuseppina, e gittate di chiaro, avevano quel­l'aria mite e linfatica che vieppiú eccita, o ne sembra, il crudele sadismo dell'elemento.

Questo sospetto della nostra immaginosa tensione era divenuto scarica della realtà il 21 luglio 1931, durante l'imperversare d'una grandinata senza precedenti nel seco­lo, che locupletò di pesos papel tutti i negozianti di vetri dell'arrondimiento. 

Descrivere lo spavento e i cocci di quella fulgurazione cosí inopinata non è nemmeno pensabile. Ma il diportamento scaricabarilistico dei due parafulmini ebbe strasci­chi giudiziari, - subito istradati verso l'eternità - tanto in sede civile, con rivendica di danni-interessi, perizie tecni­che, contro-perizie di parte, e perizie arbitrali, mai però accettate contemporaneamente dalle due parti; - quanto in sede penale, per incuria colposa e danneggiamento a pro­prietà di terzi. E ciò perché la causa appari, fin dal suo principio, delle piú controverse. « Che ce ne impodo io », protestava il vecchio Bertoloni, un immigrato lombardo, « se quel ludro non sapeva neanche lui dove andare? ». Il fulmine infatti, quando capi di non poter piú resistere al suo bisogno, si precipitò sul parafulmine piccolo; ma non parendogli, quella verga, abbastanza insigne per lui, rim­balzò subito indietro come una palla demoniaca e schiantò su quell'altro, un po' piú lungo, della torre piú alta, e cioè in definitiva allontanandosi da terra, cosa da nemmen cre­derci. Lí, sul riccio platinato e dorato, aveva accecato un attimo il terrore dei castani, sotto la nuova veste d'una palla ovale, - fuoco pazzo a bilicare sulla punta, - come fosse-preso da un bieco furore, nell'impotenza: ma in real­tà sdipanando e addipanando un gomitolo e controgomi­tolo di orbite ellittiche in senso alternativo un paio di mi­lioni di volte al secondo: tutt'attorno l'oro falso del riccio, che difatti avea fuso, insieme col platino, e anche col fer­ro: e smoccolàtili anche, giú per la stanga, quasi ch'e' fus­sero di cera di candela.

Poi sparnazzò un po' dappertutto sul tetto, sto farfal­lone della malora, e aveva poi fatto l'acròbato e la sonnam­bula lungo il colmigno e la grondaia, da cui traboccò in cantina, per i buoni uffici d'un tubo di scarico della gron­daia medesima, resuscitandone indi come un serpente, in­trefolàtosi alla corda di rame del parafulmine piccolo, che aveva viceversa l'incarico di liquidarlo in profondo, sta stupida. E in quel nuovo farnetico della resurrezione si diede tutto alle rete metallica del pollaio retrostante il ca­samento della Maria Giuseppina (figurarsi i polli!) alla quale metallica non gli era parso vero di istradarlo issofat­to sulla cancellata a punte, divisoria delle due proprietà confinanti, cioè Giuseppina e Antonietta: che lo introdus­se a sua volta senza por tempo in mezzo nella latrina in ri­parazione, perché intasata, del garage dell'Antonietta, don­de, non si capì bene come, traslocò immantinente addosso alla Enrichetta, saltata a piè pari la Giuseppina, che sta in mezzo. Ivi, con uno sparo formidabile, e previo annienta­mento d'un pianoforte a coda, si tuffò nella bagnarola asciutta della donna di servizio. Stavolta s'era appiattito per sempre nella misteriosa nullità del potenziale di terra. - Furono le diverse perizie che via via permisero di deli­neare, per successivi aggiustamenti, in un atlante di carta bollata, questo catastrofico « itinéraire ». Ciò in un primo tempo. In un secondo tempo, furono le perizie stesse a in­torbidar le acque, ossia a mescolar le carte, a un tal segno da rendere impensabile ogni configurazione di percorrenza. Il muratore di villa Enrichetta, con il buon senso proprio de' paesani, affacciò una sua ipotesi, d'altronde plausibi­lissima: che l'ultimo indietreggiamento del giallone, così lo chiamò, fosse dovuto al fatto d'aver trovata intasata la canna della latrina; per cui non poté usufruire del passag­gio necessario a un tanto fulmine. Ma gli elettròlogi non ne vollero sapere d'una simile ipotesi, e sfoderarono delle equazioni differenziali: che pervennero anche a integrare, con quale gioia del cav. Bertoloni si può presumere.

Parallelamente a ciò, nel mito e nel folklore del Serru­chón si fece strada l'idea che il pianoforte sia strumento pericolosissimo, da carrucolar fuori in giardino senza per­dere un istante, non appena si vede venire il temporale.

La disgrazia, per il cav. Bertoloni, sarebbe stata ancora sopportabile, se durante l'elaborazione delle perizie di par­te e la celebrazione d'un primo tentativo di procedura ar­bitrale, a complicare maggiormente le cose, e a stroncar netta ogni speranza di composizione, un,secondo fulmine non fosse caduto sulle tre ville, omai affratellate dalla « lubido » celeste; e cioè due anni dopo la scarica della ba­gnarola, nel giugno del '33. Chiamati ad ennesima perizia i piú occhialuti ingegneri elettrotecnici di Pastrufazio, essi arrivarono in locum una stupenda mattina di mezzo ago­sto, con ogni sorta di strumenti in scatola, delicatissimi, e ohmetri e ponti di Wheatstone portatili, d'una fragilità estrema: ma in quel giorno si celebravano a Terepàttola le esequie di Carlos Caconcellos, il grande epico maradaga­lese che era venuto a mancare due giorni prima, piomban­do nella costernazione il mondo letterario, e i poeti epici in particolare misura. Sicché gli ingegneri, nella villa de­serta, e privata anche del custode, non avevano potuto combinar nulla. Da alcuni anni il Vegliardo aveva in affit­to la villa, dove soleva trascorrere-la maggior parte del­l'estate assistito dalla fedele Giuseppina, educando rose e amaranti, e pomidoro, nel « parterre » a occidente del ter­razzo, ma rifiutandosi di adibir cure al pollaio: che giudi­cava, quella, banalità indegna del cantore di Santa Rosa: e i cui coccodé lo avrebbero sicuramente incomodato nella elimazione de' suoi dodecasillabi eroici e di alcuni tetra­metri giambici, ancora piú difficili dei primi. Solo la serva, dentro quel rugginoso e fulgurato recinto, gli allevava di scondone un qualche pollo immalinconito e pieno di pi­docchi, che risultava poi, all'atto pratico, assolutamente immangiabile." (da 'La cognizione del dolore' di Carlo Emilio Gadda)

E a Gadda è dedicato questo testo dei Marlene Kuntz, una delle ultime loro cose che sono riuscito ad ascoltare. Correva l'anno 2005! 


giovedì 6 marzo 2014

Ascolta il guru


Pioggia di elettricità, anzi grandine da questo trio tedesco che non bada tanto ai fronzoli. Il disco d'esordio, UFO del 1970, è la pietra d'angolo, acuminatissima, della loro scarna produzione. Lontani dalle coeve derive cosmiche i protagonisti di cotanta potenza sono Aix Genrich alla chitarra, Uli Trepte al basso, Mani Neumeier alla batteria e alla voce ovvero i Guru Guru.


mercoledì 5 marzo 2014

Luce bianca


Il 25 e 26 giugno 1998 allo stadio comunale di Prato il Consorzio Produttori Indipendenti organizzò la seconda edizione de 'Le notti di Maciste'. Sul palco si alternarono tutti i gruppi che gravitavano attorno ai C.S.I.di Giovanni Lindo Ferretti e soci. La sorpresa di quelle due sere furono i francesi Ulan Bator: non li conoscevo e quando aprirono il loro set fui colpito alle spalle dal muro di chitarre di 'Lumiere blanche'. Pensai che sul palco fossero in quindici a suonare: era "soltanto" un trio!
Presentavano il loro primo disco "italiano", 'Végétale', dopo avere registrato due minialbum in terra di Francia (e di cui uscirà una compilazione, 'Polaire', di brani tratti da quei due dischi per il mercato italiano). Il disco successivo 'Ego: Echo', ultimo con la line-up originaria, fu prodotto da Michael Gira degli Swans e con ospiti Jean Hervé Peron dei Faust con cui hanno spesso condiviso il palco. Ad oggi hanno pubblicato altri dischi con numerosi musicisti che si sono avvicendati attorno al fondatore e frontman Amaury Cambuzat.








martedì 4 marzo 2014

Mardi Gras


 Martedì grasso. Giusto quindi spostarsi a New Orleans e lasciarsi imbonire dallo stregone Dr. John e dal suo medicine show: qui convivono jazz, blues, psichedelia, stregonerie assortite come voodoo importati da Haiti. Buon divertimento.




lunedì 3 marzo 2014

Presente assente


"Dialoghi del presente" è l'unica opera di Luciano Cilio, compositore d'avanguardia napoletano morto suicida nel 1983 a soli 33 anni. Fortemente impegnato su più fronti, arti visive, teatro, politica oltre ovviamente con la musica anche rock, sue le tastiere nel memorabile 'Aria' di Alan Sorrenti, sarà completamente dimenticato fino al recupero di quel suo unico disco e di alcuni inediti da parte dell'etichetta Die Schachtel lo scorso anno nel trentennale della sua morte.




domenica 2 marzo 2014

Jack il saltatore


"Jack dai tacchi a molla"è un personaggio bizzarro e diabolico della Londra vittoriana. Capace di saltare un muretto senza prendere la rincorsa. Spring Heel Jack è un progetto musicale capace di saltare i rigidi steccati dei generi.
Nati come duo di drum n' bass hanno via via incorporato elementi jazzistici reclutando il meglio dell'avanguardia degli anni '70 come l'olandese Han Bennink o collaboratori dei Soft Machine come Evan Parker e Paul Rutherford. Merito degli Spring Heel Jack la sapienza nel riuscire ad amalgamare il tutto con un'elettronica calda capace di non rendere mai ostico l'impasto sonoro che, ancorché complesso, risulta sempre piacevole e interessante.




sabato 1 marzo 2014

Enciclopedia tascabile


'Double nickels on the dime' dei Minutemen è un vorticoso carosello di quarantacinque miniature dove si passa con disinvoltura da uno stile all'altro senza mai eccedere i tre minuti di durata (ma spesso non si arriva neppure al minuto). Un doppio LP che da tale frantumazione lascia sprizzare allegria da tutti i pori.